Liliana Segre, il degrado della politica

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La sconcertante vicenda delle votazioni parlamentari sulla mozione di Liliana Segre in ordine alla costituzione di una Commissione straordinaria contro l’odio e la discriminazione razziale scuote la sensibilità umana e democratica del popolo italiano. Scuote non poco perché la compagine parlamentare di destra (Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia) si è astenuta compatta dal voto sulla mozione stessa. All’interno del dibattito culturale e politico attuale, ammesso che esista la dignità minima che tale accezione suppone l’uso dell’attributo sconcertante recupera appieno una idea di fondo: l’odio e il razzismo esistono e sono diffusi. Il relativismo ideologico nostrano, la deriva crescente della politica, la sempre più debole partecipazione della nostra cittadinanza agli avvenimenti civili e sociali del nostro tessuto comunitario, possano, ormai, opacizzare i valori ed i principi fondanti della nostra democrazia, ma non possono svuotare di significato alcuni termini della nostra lingua nazionale, come odio e razzismo. Troppi sono gli episodi e troppo sono le latitudini che alimentano quotidianamente i deleteri significati di questi due termini. Se ne sono accorti, purtroppo con ritardo, anche alcuni parlamentari della sedicente destra liberale che solo per una malaccorta strategia di partito si sono astenuti. Tantomeno sono accettabili le ridicole rivalse e le giustificazioni di ogni sorta per mascherare il totale imbarbarimento del confronto politico e la totale assenza di una concezione umana e dignitosa della persona. I tempi oscuri che hanno devastato l’Europa nel corso dell’ultimo conflitto mondiale e già citati episodi di razzismo che avvengono quotidianamente in Italia, in Europa e nel mondo con la loro innegabile e tangibile disumanità, non servono e non bastano a personalità politiche che, con martellante sfacciataggine, si proclamano cattolici e liberali. Basta con questo insulto insopportabile alla dignità e alla consapevolezza interiore degli italiani che, fuori dalle gabbie partitiche, sono ancora pensanti e non meritevoli di essere offesi da politici senza pensiero e senza anima. È sconfortante, frattanto, rilevare che anche nella nostra amata Irpinia, ce ne sono alcuni, con una storia personale, professionale e politica di tutto rispetto che si sono rivelati fagocitati da una barbarica logica di partito che offende se stessi e la stessa appartenenza politica. Basta, davvero, lo dicono i loro nipoti, certamente meno faziosi e ancora immuni da una irresponsabilità che rasenta la patologia mentale del razzismo. Quello che è certo che Liliana Segre, con la sua proposta che è anche autentica testimonianza, ha segnato uno spartiacque chiarissimo tra coloro la cui memoria è sorretta da una prorompente interiorità e coloro che quasi sempre restano attanagliati da stantii feticci commemorativi per trarne qualche profitto di immagine e di consenso. Basta, infine, propinare motivazioni che in realtà sono paravento di ignavia e ipocrisia umana: chi ha orecchi per intendere, intenda!

di Gerardo Salvatore