L’indignazione di La Delfa, “Diritti, non si può tornare indietro”

0
874

Non ci spaventano le dichiarazioni del neoministro Lorenzo Fontana. Può ripetere all’infinito che le famiglie Arcobaleno non esistono ma sono convinta che non si possa tornare indietro sul piano dei diritti. E’ evidente che attraverso uscite come questa vuole solo tenersi stretto il suo elettorato, attraverso la definizione di un nemico comune rappresentato dai gay o dai migranti». Non risparmia strali al nuovo governo Giuseppina La Delfa, docente di lingua francese all’Università di Salerno e fondatrice de “Le famiglie Arcobaleno”, sposata con Raphaelle, con la quale vive nella casa di Santo Stefano del Sole insieme ai due figli. Lo chiarisce con forza ai margini del confronto sul volume “Peccato che non avremo mai figli”, Aut Aut edizioni, negli spazi della Scuola di Musica di Angela Ruggiero “Irpinia Music Academy” con Rebecca Piu di Apple Pie. «Certo, da questo governo diventa difficile aspettarsi nuove conquiste sul piano dei diritti – prosegue – e dobbiamo mantenere alta l’attenzione, né è possibile sperare in una legge sull’omofobia. Tuttavia, sono convinta che non si possa fermare il cambiamento in atto. Mi conforta la reazione con cui ha risposto il paese, l’indignazione che è risuonata ovunque, all’indomani delle sue parole, dai social ai media. Nei giorni scorsi la sentenza della Corte di Cassazione ha riconosciuto appieno la nostra famiglia, autorizzando la registrazione dei nostri figli allo Stato Civile Italiano. E ogni giorno ci sono nuove sentenze in questa direzione. Sono migliaia le coppie omosessuali, regolarmente unite, tutelate dalle norme del codice di famiglia, con figli nati grazie alla procreazione medicalmente assistita, legalmente riconosciuti con tanto di trascrizioni di atti di nascita stranieri o italiani. E’ ridicolo che il ministro non se ne sia accorto». Ribadisce come siano ormai «migliaia i figli di due donne e di due uomini, partoriti o adottati dal coniuge dello stesso sesso, grazie a sentenze dei tribunali italiani che aspettano da anni una legge che li protegga. Sono convinta che la maternità non sia legata all’atto di mettere al mondo un figlio ma al principio di responsabilità, alla volontà di prendersene cura». Tuttavia, le dichiarazioni del ministro non possono essere prese alla leggera «La nostra battaglia va avanti sul piano dei diritti ma certo il timore è che le sue parole autorizzino gesti di omofobia. Se un ministro della Repubblica dice che non esistiamo, che non abbiamo diritti, gli omofobi si sentiranno liberi di tornare alla carica, cercheranno di calpestarci, di umiliarci. Ecco perché è importante che si continui a parlare di diritti, che si scenda in piazza, ecco perchè ho voluto raccontare la mia storia in un libro. È stato attraverso il confronto con le associazioni che io e Raphaelle abbiamo preso coscienza della possibilità di raggiungere obiettivi che sembravano impensabili, della necessità di combattere per i diritti». Di qui l’idea di Giuseppina di pubblicare su Facebook una serie di lezioni in pillole, rivolte al ministro Fontana e a Salvini, per ribadire che le famiglie si giudicano dall’amore, «sono una costruzione sociale e la natura non c’entra, come testimonia il fatto che non basta il legame di sangue per essere buoni padri». «Questo bimbo – scrive, commentando un video della propria famiglia – ha due mamme e una sorella maggiore. Ha tanti amici e zii di tutti i tipi. E’ felice. Non ha bisogno di nient’altro. La cosa che lo renderebbe infelice è che ci separassimo odiandoci. Tutti i bimbi del mondo vorrebbero genitori che si rispettino e che non fuggono”. Indignata anche Rebecca Piu di Apple Pie, impegnata nella tutela dei diritti lgbt «Credo che il ministro della famiglia abbia la responsabilità di garantire la tutela e i diritti di ogni famiglia. È assurdo negare l’evidenza delle famiglie omogenitoriali, sono una realtà e fingere che non esistano rischia di causare danni gravissimi alla tutela dei bambini, sono parole che appaiono in contraddizione con le responsabilità di un ministro. Assumere posizioni così omofobe favorisce la diffusione di pregiudizi e atti di violenza».