L’indignazione non basta 

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No, non ci casco. Non mi accodo agli indignati che reagiscono alle offese ai meridionali, definiti “Terroni e spreconi”. E’ storia primordiale assegnare il luogo di nascita all’occupazione del potere. Se anche così fosse, bisognerebbe indicare i benefici, che in virtù della località di nascita, ricavano i territori interessati. E non mi pare, riflettendo sulle condizioni attuali del Mezzogiorno, che qualcosa sia cambiato. E allora perchè ogni tanto si tira fuori dal cilindro l’antimeridionalismo inzuppato di rancore? Troppo evidenti, a me sembra, sono i motivi degli insulti dell’ultimora. Uno su tutti. La sporca guerra che Lega e M5s portano avanti nel nome della divisione del Paese. Salvini pretende di dare l’autonomia alle regioni settentrionali (Veneto e Lombardia) e Di Maio rivendica la concessione del reddito di cittadinanza, destinato per gran parte alle regioni meridionali. Questa, a me pare, è la partita che si gioca sul campo del compromesso al ribasso della compagine governativa. Si tratta di misera tattica, senza una strategica visione unitaria del Paese. Questo dovrebbero capire i soloni del meridionalismo che, accettando le provocazioni, trasformano la realtà in un conflitto di parole. La risposta, a mio avviso, dovrebbe essere non l’indignazione, ma la scoperta nel Sud, dal Sud e per il Sud di una nuova stagione dei doveri. Solo attraverso una politica dei fatti che veda protagonisti i meridionali si possono annullare i motivi degli insulti. L’avvento di questa alba nuova ci sembra ancora molto lontana. In questa direzione è emblematica l’affermazione di Di Maio che coglie al balzo l’occasione dei sostenitori della Lega minacciandoli di fare giustizia eliminando i contributi per l’editoria. Caduta di stile. Non solo. Al Sud l’editoria è debole. Le grandi testate sono tutte nel Centro Nord. Nel Mezzogiorno invece resistono coraggiosi che danno vita a testate locali, che sono sentinelle di democrazia del territorio. Questo Di Maio non lo sa.

di Gianni Festa