L’Irpinia e il turismo di comunità

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Siamo, ormai, in un periodo di diffusa esplosione dei flussi turistici, dopo le tante costrizioni relazionale del periodo pandemico. Oltre al turismo tradizionale, al mare o nelle zone di montagna, da almeno un decennio, si riscopre il “ turismo di comunità” o “turismo esperenziale”. Prima della pandemia  i turisti, di solito, amavano visitare i luoghi fisici, i  siti archeologici, le bellezze del mare con i tramonti dorati , non  le persone e le tradizioni locali delle comunità visitate. Dopo la pandemia si riavverte il bisogno di vicinanza, di prossimità, di cura delle relazioni umane, di integrazione comunitaria, anche se temporanea, nonostante le ancora presenti paure del contagio. Si avverte, cioe’, il passaggio dalla liquidità temporanea delle relazioni alla palpabilità fisica di un tessuto sociale che non evapora dopo il periodo delle vacanze. Probabilmente la dorsale del nostro Appennino meridionale è costellata di siti turistici dove si possono vivere momenti di turismo di comunità. Un esempio potrà bastare per offrire una idea concreta di tale esperienza. Si tratta di Biccari, un paese del foggiano, di duemilasettecento abitanti, appartenente alla Rete dei  Piccoli  Comuni Welcome. D’estate, in particolare, si arricchisce non dei soliti turisti mordi e fuggi, ma di veri e propri “cittadini temporanei”. Come avviene questo nuovo legame comunitario? Grazie alla fattiva collaborazione tra comune e la Cooperativa di Comunità locale. Insieme, comune e cooperativa, hanno sviluppato un progetto di turismo di comunità rurale. Il motore dell’iniziativa è la “Piccola Scuola di Civiltà Contadina” gestita dalla cooperativa. L’ idea generatrice dell’iniziativa nasce dal legame con la propria terra e dalla necessità di custodire il prezioso patrimonio valoriale, identitario e culturale rappresentato dalla civiltà contadina locale parte delle classi dominanti del posto. Custodia non esclusiva, ma inclusiva nel senso di trasferire la memoria non solo ai giovani locali, ma a tutte le persone alla ricerca di approdi esistenziali e comunitari radicati nell’animo e nei luoghi aspri della gente dei nostri monti appenninici. La scuola ha   l’obiettivo di offrire non solo   spazi e momenti per imparare i piccoli lavori di campagna e dell’artigianato locale, gli antichi mestieri ed i segreti dei piatti tipici, ma anche ritrasferire la storia dei luoghi e il fascino delle tradizioni, delle lingue dialettali, della musica e religiosità popolare. In sostanza è la semplice e concreta riproposizione del senso di appartenenza inclusivo alla propria terra, l’apertura progettuale e formativa ai “cittadini temporanei” per tramandare saperi ed esperienze del passato. La testimonianza postuma di coloro che hanno vissuto questa esperienza di turismo di comunità  è particolarmente positiva in quanto  da essa è nata una conversione interiore, umana e sociale, che il turismo tradizionale di massa  aveva sotterrato. Perché i preziosi luoghi e le magnifiche tradizioni locali della nostra bella Irpinia non si aprono all’orizzonte affascinante del turismo di comunità?

di Gerardo Salvatore