L’Irpinia piange Marcello Colasurdo, quel legame forte con Mamma Schiavona

0
555
E’ l’intera Irpinia a piangere Marcello Colasurdo, protagonista dell’universo popolare campano, re della tammurriata, schierato sempre dalla parte degli ultimi, scomparso oggi all’età di 68 anni. Marcello c’era sempre nalle feste popolari e nei pellegrinaggi rituali, ma soprattutto come compagno di tante battaglie al fianco dei lavoratori e dei disoccupati
L’annuncio sulla sua pagina Facebook  “Adesso alzate le vostre tammorre nell’alto dei cieli e suonate per me! io da lì continuerò a suonare per voi nei cerchi della terra e dei campi elisi. grazie a tutti per l’amore che mi avete dato!” Negli ultimi anni il maestro Colasurdo era gravemente malato, a seguito di una caduta che gli aveva procurato un trauma cranico e la perdita quasi totale della vista. Marcello Colasurdo era profondamente legato all’Irpinia e a Mamma Schiavona a cui rendeva omaggio ogni 2 febbraio in occasione della Candelora, facendo risuonare il canto della terra. È meglio ‘na tammurriata ca ‘na guerra, non smetteva di ripetere, malgrado la sofferenza

Negli ultimi anni  era cresciuta la mobilitazione per le difficili condizioni economiche in cui vivea tanto che lo stesso ex Sindaco di Napoli Luigi De Magistris aveva chiesto che potesse essere aiutato con la Legge Bacchelli. Su Twitter, infatti, De Magistris aveva scritto: “Subito il vitalizio della legge Bacchelli al grandissimo Marcello Colasurdo che ne ha bisogno per curarsi e per vivere. Marcello ti voglio assai bene!”. Sarà possibile salutare Marcella nella cappella del Cardarelli. Domani, alle 17, i funerali nella chiesa San Felice di Pomigliano.

Parole commosse arrivano anche dal presidente della Regione Vincenzo De Luca “Addio a Marcello Colasurdo il “Re della tammurriata”. Ci lascia un artista geniale e sensibile che ha saputo interpretare i sentimenti più popolari dapprima con I Zezi e poi con La Paranza. Un musicista raffinato, un cantante coinvolgente, un attore che ha lavorato anche con Mario Martone e Federico Fellini. Ai familiari, amici e compagni d’arte il cordoglio di tutta la comunità campana che lo ha sempre amato”. A rendergli omaggio il sindaco Vittorio D’Alessio: “Mercogliano lo ha amato, ha pregato per lui sperando fino alla fine che potesse vincere contro il male che da anni lo perseguitava. Ora che è volato in un cielo dove festanti lo attendono zezi ed artisti di tutto il mondo, risuonano ancora più forti le sue preghiere a Mamma Schiavona. I suoi inni alla pace, all’integrazione, alla fraternità. La nostra amministrazione si è battuta affinché potesse accedere ai sussidi previsti dalla legge Bacchelli per gli artisti indigenti: lui, re della tammorra e amico del popolo, non aveva mai fatto della sua arte un guadagno. Antonio Bassolino  si dice “molto rattristato e addolorato per la scomparsa di Marcello Colasurdo: un artista di valore, un compagno di tante battaglie e sempre dalla parte degli operai e dei più deboli, un amico vero. Adesso faccio sentire ai nipotini che in questi giorni stanno con me una tua tammurriata: un bacio, caro Marcello, e grazie di tutto”. Marcello Colasurdo lascia un vuoto incolmabile, nessuno potrà mai prendere il suo posto. Ma sempre, risalendo la scala santa del Santuario, sentiremo echeggiare la sua voce. E la sua preghiera: “Mamma Schiavona, siamo tutti tuoi figli. E a te ci affidiamo.”. L’ex sindaco di Summonte Pasquale Giuditta ricorda come “È stato un protagonista della Rassegna Sentieri Mediterranei, fin dalle prime edizioni. Un cantore unico nel suo genere, capace di incantare e rapire tutti con le sue modulazioni di canto popolare. Un uomo straordinario, sempre disponibile, un professionista di altri tempi. Lo ricordo con grande affetto e sincera ammirazione”.

Commosso il ricordo dell’attivista trans Daniela Lourdes Falanga: “Maestro, quando t’incontrai ero piccola. Mi accarezzasti e iniziasti a cantare proprio mentre ti ero in braccio, guardandomi e difendendomi. Diventasti la Madre, quella di cui ogni volta cantavi il pianto e le lodi quando la incontravamo. A te il mio saluto immenso di gratitudine”. A rendergli omaggio anche il giornalista Rino Genovese “Ti ricorderò sempre così, allegro nonostante i mali che ti affliggevano. A casa tua mi facesti trascorrere un pomeriggio indimenticabile, pronto a rendere magico ogni momento con la tua voce e il ritmo della tua tammorra. Pochi giorni dopo iniziò il tuo calvario e non ho potuto più riabbracciarti. Marcello Colasurdo, resterai nei cuori di chiunque ti abbia conosciuto, le tue parole indelebili descriverano per sempre l’anima pulsante del nostro popolo”. Angelo Branduardi sottolinea come “Marcello Colasurdo era un Artista straordinario, verace ma colto. Con le sue tammorre ha ripercorso itinerari della Tradizione, non solo Campana, ma di tutto il Sud. Certamente con un prezioso lavoro di recupero di sonorità altrimenti perdute. In questa rarissima foto (scattata a San Leucio in un luglio di 23 anni fa) si cantava e si suonava insieme una incredibile versione de “Il canto dei Sanfedisti”, insieme alla NCCP di Fausta Vetere e Gianni Lamagna, e al compianto Corrado Sfogli…” Il giornalista Francesco Lepore ricorda “La sua monumentale figura di guida carismatica nel primitivo santuario di Mamma Schiavona, mentre cantava lungo la scalinata antistante, gradino per gradino, le dialettali invocazioni mariane. Indimenticabili le parole dette tre anni fa nel corso di un’intervista: «Non vogliamo essere discriminati e additati. Contro tutte le culture della cattiveria, delle omofobie, della violenza. Questa è una festa dell’amore, una festa della vita. Preghiamo la Mamma Schiavona che ci faccia stare bene tutti quanti».Maria Pia Di Vito parla di “Una voce che raccoglieva le anime, una voce grande, tellurica, potente, dionisiaca, al servizio di un cuore enorme. Una stufa umana , emanava amore , e ti tirava dentro sia che cantasse della Flobert con i Zezi, o per i riti della Madonna Schiavona . Un’anima così grande non scompare”. “Padrone assoluto delle scene – scrive l’antropologo Valerio Ricciardelli – che ti appartengono come tu appartieni ad esse e continuerai ad appartenere per sempre … scene pregne di sacralità grazie alla tua presenza e al tuo canto Intermediario tra la terra e il cielo”.

Tra i fondatori del gruppo dei  E Zezi, aveva collaborato con artisti del calibro di Nuova Compagnia di Canto Popolare, Modena City Ramblers, Almamegretta e 99 Posse, recitando anche al Cinema e al Teatro con registi come Federico Fellini, Antonio Capuano, Mario Martone. Nel 2000 ha realizzato il disco “Aneme perze” con gli Spaccanapoli per l’etichetta Real Word di Peter Gabriel.
Non solo musica. Come attore ha lavorato con Federico Fellini e con John Turturro. Nel 2001 era stata la voce dell’album “Aneme perze” degli Spaccanapoli, uscito per l’etichetta Real Word di Peter Gabriel.

Più volte aveva ribadito il valore di cui si caricano canti e balli popolari, poichè “la tradizione non è sacro e profano ma sacro e precristiano. Quando si invoca la Madre Terra, il richiamo è all’unione di maschile e femminile, il fiore che nasce dalla Madre Terra non ha un genere, non conosce distinzione. Candelora è, oggi come ieri, il rito propiziatorio della vita e dell’amore, frutto di una sacralità con la quale si invocava l’estate, l’uscita dall’oscurità, si celebrava il germoglio che riceveva la prima luce e si benedicevano le vergini. Oggi il germoglio è stato sostituito dalle candele ma resta centrale l’idea di fecondazione, richiamo forte alla luce del Sole, alla vita, all’amore, che riesce a sciogliere sempre il gelo”.

Nel 2019 aveva ricevuto la cittadinanza onoraria di Ospedaletto insieme a Valdimir Luxuria. Nell’occasione Luxuria aveva spiegato come “Ad accomunarci è il cuore, Colasurdo è un grande devoto e dovrebbe essere tutelato dall’Unesco come bene immateriale, è il più grande interprete della tradizione della juta”.