L’Italia e il suo presidente

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Non poteva essere fatta scelta migliore e più utile per il bene, il futuro e l’onore dell’Italia e degli Italiani e della loro Repubblica democratica, fondata sulla Resistenza antifascista e sui valori di libertà e dignità umane, in quanto inalienabili. Non poteva essere eletto, più esattamente rieletto, dal Parlamento in seduta comune unitamente ai rappresentanti delle Regioni con voto quasi plebiscitario (759, 100 in più dell’elezione precedente) che l’onorevole professore Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica uscente. Egli è il leader politico più intelligente e colto, saggio e responsabile, dotato di senso umano e di fermo volere, misurato e lungimirante che l’Italia oggi abbia, uno dei migliori nel Gotha ristretto dei migliori dell’Italia repubblicana, primeggiando anche nel contesto europeo e internazionale. Dai cui capi di governo, a cominciare dai maggiori, non a caso gli sono venuti lusinghieri apprezzamenti e auguri. Il suo retroterra politico-cultural- spirituale di cattolico dalle idee avanzate, ancorato al senso autentico e profondo del messaggio cristiano, agli ideali europeistici e inteso alla costruzione di società aperta ed ospitale, fatta di donne e uomini uguali, coniugandosi con una serietà e un rigore rivolti all’interesse generale e di chi meno ha, lo pongono in ideale continuità con De Gasperi, Dossetti e, specialmente, Moro Che la stragrande maggioranza degli Italiani voleva che Mattarella restasse al Quirinale e che la sua riconferma sia di fatto venuta direttamente dal Parlamento attraverso un crescendo a valanga delle schede – che, invece di essere lasciate in bianco, secondo l’ordine di scuderia partitico – recavano scritto il suo nome dice anche con chiarezza quanto generale sia la consapevolezza che l’emergenza pandemica ed economica richiede. che al vertice dello Stato ci sia una guida autorevole, prestigiosa, forte, moralmente luminosa. Sergio Mattarella, appunto. La riprova, ma non ce n’è nessun bisogno, è nel fatto che nessuno dei nomi proposti dalla partitocrazia come inquilini del Colle e regolarmente mandati al massacro o bruciati per via regge il confronto con lui. La crisi terribile e devastante che sta attraversando la classe politica italiana da troppo tempo, la cui qualità men che modesta si presta a fin troppo numerose qualificazioni negative, potrebbe avere gravi conseguenze sulla tenuta del governo Draghi se non ci fosse questo Presidente della Repubblica. Il quale ha gia dimostrato “ad abundantiam” che sa adoperare con oculatezza e prudenza ma anche con fermezza e coraggio i poteri non modesti che la Costituzione gli conferisce. Comincia davvero bene, da questo punto di vista, l’anno che segna il trentesimo anniversario della morte di due grandi magistrati siciliani, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, trucidati dalla mafia insieme alle donne e agli uomini delle loro scorte e alla moglie di Falcone. E’ l’anno un cui giorno di fine gennaio reca la data della rielezione a Capo dello Stato del fratello di Piersanti Mattarella, Presidente della regione siciliana, assassinato anch’egli dalla mafia. Nel suo secondo mandato di Capo dello Stato potrà ancor meglio e di più unire gli Italiani, che tanto lo stimano e gli vogliono bene, in uno sforzo corale per un nuovo inizio, per un futuro migliore innanzitutto per le giovani generazioni. Domani, il giorno in cui, a Montecitorio, Sergio Mattarella presterà giuramento di fedeltà alla Costituzione sarà un giorno fiorito della democrazia italiana. Auguri di cuore, onorevole Presidente.

di Luigi Anzalone