L’ora del premier Conte

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Oggi il Presidente del Consiglio interviene in Senato sul Russiagate leghista (e sulla collocazione internazionale del nostro Paese). Una partita della vita, non priva di rischi. In cui il premier appare solo. Visto come un avversario da Salvini. E un possibile concorrente da Di Maio.  In una situazione politica segnata dalle aspre e continue liti tra partner di maggioranza, Conte è però riuscito nel tempo a ritagliarsi un suo spazio di autonomia. E ora, nello scenario ancora segnato dalle forti turbolenze della settimana scorsa, è chiamato anche a difendere l’operato del governo e suo personale. Impresa non facile, tra alleati sempre più diffidenti e i rigurgiti internazionali da guerra fredda.

Salvini appare disorientato. E può essere tentato di superare le difficoltà con colpi di coda. Pesa la débacle subita a Bruxelles, con il totale isolamento della Lega (tenuta fuori da tutti gli equilibri politico-istituzionali) anche rispetto all’alleato M5S. Quest’ultimo, accogliendo il pressante invito di Conte (sensibilizzato dal Quirinale sull’opportunità di non rompere né allontanarsi dall’Europa) è diventato addirittura determinante per l’elezione della Presidente tedesca della Commissione Ue. Il leader leghista, oltretutto, ha bisogno di aiuto per uscire dall’imbuto politico nel quale si è cacciato. Da una parte ha sopravvalutato se stesso, come accade spesso a chi riscuote diffusi e improvvisi consensi. Dall’altra, ha colpevolmente sottovalutato la deflagrante portata del Russiagate, che comunque ha mostrato tutte le sue pericolose implicazioni sulla sicurezza del nostro Paese e sulle sue alleanze internazionali. Il rifiuto di Salvini di sottoporsi a un vero confronto (forse parlerà ipocritamente dai banchi della Lega, non da quello del governo) ne ha mostrato ancora una volta l’inaffidabilità istituzionale.

Il premier, viceversa, ha subito accettato il confronto parlamentare chiesto dal Pd. E ha così dimostrato la sua sensibilità verso le prerogative delle Camere. D’altra parte, nei giorni scorsi, di fronte all’invadenza salviniana, non aveva mancato di reagire per la convocazione dei sindacati al Viminale, sottolineandone l’irritualità. Sede assolutamente impropria. E con l’ancora più impropria partecipazione di un ex sottosegretario leghista indagato per corruzione. Perciò “dimissionato” dal premier. E nominato da Salvini, con scarsissima sensibilità istituzionale, esperto della Lega. Insomma, nonostante la mancanza di una sua autonoma forza politica e l’arrembante scontro tra partner, Conte ha saputo conquistarsi alcuni preziosi spazi di manovra.  Intanto, il suo sangue freddo e la sua vocazione alla mediazione gli hanno permesso di superare alcuni pericolosi ostacoli. Le prese di posizione sul rispetto delle prerogative sue e di altri organismi istituzionali ne hanno segnalato il profilo moderato. La sua capacità di fare squadra ha consentito di raggiungere  dei risultati nel mantenere una interlocuzione con l’Ue, che ha contribuito anche all’abbassamento dello spread.  Oggi, insomma, Conte appare una figura ben lontana dall’inesperto debuttante che chiedeva a Di Maio il permesso di poter parlare! Nella sua lettera a “La repubblica” il premier ha già sottolineato i suoi valori di riferimento, che ribadirà al Senato. Il rispetto delle istituzioni. La fedeltà assoluta agli interessi nazionali. La prospettiva europea, però, con una maggiore comprensione dei disagi di molti cittadini d’Europa. Con l’appello agli italiani del nord, dopo gli attacchi dei governatori di Lombardia e Veneto, ha ristabilito i termini del confronto sull’ autonomia. Ha messo in guardia sul rischio di approvare una legge-bandiera nociva per gli interessi nazionali. E, sottolineando la necessità di varare un provvedimento coerente con le disposizioni costituzionali, si è collocato al centro della scena politica. E occupa uno spazio moderato abbandonato dalle forze di maggioranza perché ritenuto non pagante. Che lo pone, però, al primo posto nel gradimento degli italiani.

In conclusione, Conte ha cambiato il profilo politico dell’esecutivo. E con lui, probabilmente, sia le forze di maggioranza che quelle di minoranza saranno costrette a fare i conti !

di Erio Matteo