Lungo la strada del dialogo

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Mentre si infittiscono gli interrogativi socio-economici sulle sorti del rilancio effettivo del nostro complesso sistema “Paese”, nel quadro del relativo DPCM, sul versante religioso, giovedì scorso, è stata celebrata la giornata di preghiera e digiuno delle confessioni cristiane e delle altre religioni. È stato un grande momento di preghiera per chiedere a Dio di aiutare l’umanità intera ad uscire dal buio globale di una pandemia ancora in fase di espansione sull’intero pianeta. È stata un’iniziativa promossa dall’Alto Comitato per la Fratellanza umana, organismo nato dal documento del 9 febbraio 2019, firmato ad Abu Dhabi, da Papa Francesco e dal Grande Iman di Al – Azhar. Le adesioni sono state tante, dalle Chiede locali ai movimenti ed associazioni di rilievo nazionale, al fine anche di promuovere un concreto cammino sulle vie del dialogo, dai Vescovi venezuelani, da Assisi, dalla Consulta nazionale delle aggregazioni laicali, dal Rinnovamento dello Spirito, all’Istituto buddista italiano Soka Gakkai. Amore e solidarietà è stato il grande binomio epocale per evitare il baratro, ha sostenuto il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, ammonendo che “il tempo delle parole è finito, ora possono solo iniziare le opere.” A chi gli ha domandato perché era importante il momento di preghiera comune, Bartolomeo I ha risposto che “la preghiera comune non è un atto di sincretismo religioso, ma un vero atto di libertà, caratterizzato dalla capacità di ogni essere umano di porsi in relazione con Dio per il bene di tutti. Da troppi anni l’umanità non è stata attenta al grido di dolore che saliva dalla creazione di Dio. Un piccolissimo e sconosciuto virus ci ha fermati. L’intera umanità si è accorta della sua fragilità, dell’importanza dei rapporti interpersonali ed, ancora una volta, si trova ad un bivio dopo questa esperienza”. Le parole del Patriarca, non lontane da quelle accorate di Papa Francesco, richiamano tutti ad imboccare la via “dell’amore e della solidarietà”, per evitare il baratro totale. Quando, attraverso i mezzi di comunicazione, assistiamo agli accesi dibattiti e confronti sull’attuale situazione politica e socio-economica, avverto la brutta sensazione che la paura della pandemia ancora in atto, è servita poco per cambiare mentalità e linguaggi stantii, odiosi, privi di credibilità e prospettive positive per un futuro incerto sul piano locale e globale. Il vero atto di libertà, il dialogo religioso e le proposte concrete che ci vengono dal magistero delle grandi religioni, non possono trovarci disattenti, credenti o non credenti, anche perché nell’ambito delle proposte formulate prevalgono le soli ragioni dell’economia, dello sviluppo senza un minimo di caratura umana, come se questa nostra comunità, locale e globale, sia solo un insieme di robot, comandati da congegni sofisticati che, senza parlare, azionano programmi prestabiliti, senza tener conto della natura umana e spirituale dell’amore. Questo è il più delicato bivio che abbiamo dinanzi. Prevarrà l’amore e la solidarietà o nemmeno la pandemia del Covid 19 riuscirà a farci cambiare per uno sviluppo integrale con al centro la persona e le comunità di persone, fragili e bisognose di dialogo, di amore e solidarietà?

di Gerardo Salvatore