L’uomo che disegnò Dio, al Partenio arriva il regista Franco Nero

E il 6 marzo si proietta "Tutta la bellezza e il dolore"

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Lo Zia Lidia Social Club accoglie l’attore e regista Franco Nero. L’appuntamento è per domenica 5 marzo, alle 19, al Partenio con “L’uomo che disegnò Dio”. Interverranno il critico Francesco Della Calce e il critico Paolo Spagnuolo.

A quasi vent’anni dal suo esordio dietro la macchina da presa, Forever Blues (2005), Franco Nero torna alla regia cucendosi addosso un personaggio su misura, un duro e puro che non accetta qualsiasi forma di pietismo nei confronti dei disabili La pellicola racconta la storia di Emanuele (Franco Nero),  artista anziano, solitario e non vedente, che insegna ritrattistica a carboncino nelle scuole serali. Nonostante sia cieco, Emanuele è in grado di ritrarre chiunque, semplicemente ascoltandone la voce. Le uniche persone a conoscenza di questa sua dote sono Pola (Stefania Rocca), la sua assistente sociale, e i suoi studenti.

La sua vita tranquilla e serena viene sconvolta dall’arrivo di due immigrate africane, Maria (Wehazit Efrem Abrham) e la figlia Iaia (Isabel Ciammaglichella), che vanno a vivere da lui in cambio di aiuto con la casa.  Saranno loro ad aiutarlo a riscoprire il senso di famiglia e a ritrovare un po’ di fiducia smarrita nell’umanità. Un video di Emanuele che ritrae una delle sue modelle farà in modo che acquisti una immediata popolarità venga contattato da curiosi e televisioni, in particolare dallo show “Talent Circus”, un programma della Tv-junk mirato a fare audience sfruttando e mostrando le persone dotate di particolari doti.

Da segnalare il ritorno al cinema in ruoli cammeo di autentici miti come Faye Dunaway e Kevin Spacey. 

Il 6 marzo, alle 20, al Movieplex di Mercogliano “Tutta la bellezza e il dolore” di Laura Poitras.  A introdurre l’incontro Bianca Paladino. Il film ripercorre la storia dell’artista di fama internazionale  Nan Goldin, raccontata attraverso diapositive, dialoghi intimi, fotografie e rari filmati della sua battaglia per ottenere il riconoscimento  delle responsabilità della famiglia Sackler per le morti di overdose da farmaco. La narrazione inizia con  PAIN, un gruppo da lei fondato per convincere i musei a rifiutare i fondi Sackler, attraverso una serie di proteste per denunciare i crimini della Purdue Pharma, passando per la devastante Ballad of Sexual dependency e la leggendaria mostra sull’Aids Witnesses: against our vanishing del 2989, censurata dal National Endowment for the arts. Al centro del film campeggiano le sue opere d’arte. E’ la regista a spiegare come “Ho iniziato a lavorare a questo film con Nan nel 2019, due anni dopo che aveva deciso di sfruttare la sua influenza come artista per denunciare la responsabilità penale della ricchissima famiglia Sackler nell’alimentare la crisi da overdose. Il processo di realizzazione di questo film è stato profondamente intimo. Nan e io ci incontravamo a casa sua nei fine settimana e parlavamo.

All’inizio sono stata attratta dalla storia terrificante di una famiglia miliardaria che ha consapevolmente creato un’epidemia e ha successivamente versato denaro ai musei, ottenendo in cambio detrazioni fiscali e la possibilità di dare il proprio nome a qualche galleria. Ma mentre parlavamo, ho capito che questa era solo una parte della storia che volevo raccontare, e che il nucleo del film è costituito dall’arte, dalla fotografia di Nan e dall’eredità dei suoi amici e della sorella Barbara. Un’eredità di persone in fuga dall’America”.