Scoperta dalla Gdf maxi frode sulla vendita di carburante in provincia di Salerno

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Una maxi “frode carosello” riguardante la vendita di carburante messa in atto da un gruppo criminale con sede operativa a Castel San Giorgio, in provincia di Salerno, è stata scoperta grazie alle indagini della Procura di Nocera Inferiore, culminate oggi nell’esecuzione di un’ordinanza cautelare nei confronti di 9 persone e di un sequestro beni per oltre 136 milioni di euro. L’indagine vede coinvolte ben 82 persone, indagate a vario titolo per associazione per delinquere, emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, ricettazione, riciclaggio e impiego di denaro provento di denaro, omesso versamento di imposte, sostituzione di persona e falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico. Coinvolta anche una società dell’agro nocerino-sarnese “nota – spiega la Procura nocerina – per essere tra le cinque maggiori in Italia per la distribuzione di prodotti energetici”.
Secondo quanto ricostruito dalle indagini, condotte dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Salerno e dalle Compagnie di Scafati e Nocera Inferiore e coordinate dalla Procura di Nocera Inferiore, il sodalizio criminale, attraverso la gestione di 12 società di capitali, avrebbe realizzato un’ingente “frode carosello” riguardante la vendita di carburante. In particolare, sarebbero state annotate, nell’arco temporale compreso dal 2017 al 2020 nelle scritture contabili delle società coinvolte fatture per operazioni inesistenti o poste in essere realmente rna tra soggetti differenti da quelli indicati sul documento fiscale, per un importo superiore ai 900 milioni di euro, con una sottrazione al pagamento dell’imposta sul valore aggiunto di oltre 160 milioni di euro. Il meccanismo coinvolgeva a monte alcune società titolari di depositi fiscali di prodotti petroliferi o destinatari registrati, con sede a Roma che, previo versamento delle accise, provvedevano alla cessione di ingenti quantitativi di carburante a societa “cartiere”. Tale transazione veniva posta in essere non applicando l’Iva, sulla base della presentazione di false dichiarazioni di intento con le quali le “scatole vuote” attestavano in modo non veritiero di essere in possesso dei requisiti di esportatore abituale.
Nella fase finale dell’intera catena distributiva, lo stesso carburante, dopo essere giunto a due società dell’agro-nocerino-sarnese, veniva immesso in commercio. Le società “cartiere”, nell’interporsi tra il deposito fiscale e gli operatori salernitani, non procedevano al versamento delle imposte dovute sulle cessioni, consentendo a quest’ultimi di detrarsi indebitamente l’Iva e praticare conseguentemente prezzi inferiori a quelli di mercato, con un evidente effetto distorsivo della concorrenza.