Maxi truffa a Solofra, scarcerato dal tribunale del Riesame uno degli indagati

Si attende la decisione del Riesame per altri tre indagati raggiunti dalle misure cautelari

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Il Tribunale del Riesame scarcera per la perdita di efficacia della misura cautelare uno degli indagati per la maxitruffa da 45 milioni di euro scoperta dai militari delle Fiamme Gialle della Tenenza di Solofra. I giudici della X Sezione del Tribunale della Libertà hanno accolto la richiesta del difensore dell’indagato, l’avvocato Claudio Frongillo, che ha sollevato un ritardo negli avvisi relativi all’udienza fissata davanti al Riesame. Dunque come E. S. (difeso dall’avvocato Raffaele Tecce), anche A.R. è attualmente sottoposto ai domiciliari dopo che i giudici del tribunale del riesame hanno accolto il ricorso presentato dal suo legale.

I giudici del Riesame si sono riservati invece sulle  altre posizioni.Gli indagati sono accusati a vario titolo vanno dalla truffa al riciclaggio alle fatture per operazioni inesistenti. Gli indagati avrebbero posto in essere un articolato sistema teso da un lato ad evadere le imposte e dall’altro a reimpiegare, riciclandoli anche in società con sede in Cina,  i proventi dell’attività delittuosa.

Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica, hanno portato alla luce elementi che indicano  che gli indagati  tramite “prestanome” compiacenti e società “cartiere”, abbiano messo in atto un sistema di frode fiscale di oltre 45 milioni di euro. Una parte di queste somme, circa 1,7 milioni di euro, è stata trasferita attraverso numerosi movimenti bancari verso paesi extracomunitari, con una particolare destinazione verso la Repubblica Popolare Cinese. Tutte  le società cartiere, sarebbero risultate prive di dipendenti o con un numero esiguo rispetto al volume d’affari realizzato, che non avrebbero mai provveduto a versare le imposte all’erario.

Dalle indagini  delle fiamme gialle  di Solofra sarebbe emerso che gli indagati avrebbero  eseguito “diversi trasferimenti di capitali tra le società coinvolte nel sistema fraudolento, alternando cambi di amministratori e cessioni di quote societarie per eludere i sospetti e mascherare i capitali utilizzati.  I proventi illeciti sarebbero stati riciclati attraverso contratti fittizi con altre aziende e la cessione di crediti, al fine di allontanare le responsabilità dalle società principali coinvolte. Ad avviso degli inquirenti l’ideatore del sistema fraudolento sarebbe E. S. amministratore di fatto di una serie di società difeso dall’avvocato Raffaele Tecce, anche lui ha ottenuto una attenuazione della misura cautelare decisa dal Riesame.