Mediocrità relazionali: tra staticità e dinamicità emotiva

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Il tempo passa, ma il problema fondamentale dell’umanità da 2000 anni è rimasto lo stesso, “Amarsi”. L’inquietudine umana, in un mondo frenetico, può racchiudersi in un unico grande interrogativo “perché”. Non vogliamo, analizzare l’infinito di questo punto, ma focalizzarlo in due semplici categorie: le anime danzanti; le anime primitive. Le anime danzanti, senza differenziazione di genere, solitamente tendono ad avere un atteggiamento analitico, onesto, e cosciente con particolare predisposizione all’altro. Le anime primitive sono invece emotivamente statiche, instabili, violente potenti nel branco, incapaci di qualunque apertura mentale e dotate di linguaggio spesso osceno. Le caratteristiche più evidenti di uno, e dell’altro si contraddistinguono in un percorso di ricerca definito con le seguenti aggettivazioni:
LE ANIME DANZANTI
Capacità analitica: propende a conoscere intimamente se stesso e a confutarsi continuamente, il che gli permette di sviscerare a fondo le dinamiche sociali ed emotive che regolano le relazioni che intraprende. Empatia ed altruismo: capacità di immedesimarsi naturalmente nelle condizioni altrui che generano la circostanza. Ciò lo induce all’abbraccio dell’altro. Onestà intellettuale e autocritica: è libero a tal punto da poter analizzare se stesso in maniera critica senza giudicare chi non pensa in egual modo. Dà possibilità a se stesso e agli altri di espressione senza giudizio né scudi di protezione. Apertura mentale: la sua mente è libera da ogni stereotipo, è capace di accogliere qualsiasi altra diversità senza pregiudizi. Ascolto: la sua propensione all’altro gli consente di fermare il suo tempo comunicativo per concentrare l’attenzione verso l’emotività dialogale dell’altro. Umiltà: lascia che in ogni suo pensiero o/e azione il dubbio lo pervada in modo da potergli offrire la possibilità di fare un passo indietro che apra nuovi orizzonti.
LE ANIME PRIMITIVE
Chiusura mentale: mancano di visioni ampie, siano esse riconducibili al singolo o alla società. Fermi nella perseveranza dell’errore che non valutano come tale. Pigri nel cambiamento e svalutanti all’ascolto. Aggressivi: tendono alla prevaricazione verbale e fisica. Proiettati alla mortificazione nonché all’utilizzo spasmodico di un linguaggio osceno come unico mezzo di comunicazione. Egocentrici: fermi nei loro deliri dell’Io come unico termine di paragone. Ossessivi nel proprio ego e nell’illusione maniacale della statica ripetizione dei loro schemi. Deboli e oscuri: fragili, certi della loro perfezione, liberi nella loro dimensione oscura.
Conclusioni
L’animo umano può considerarsi la parte più nobile ed elevata di noi stessi. Questa ricerca ci ha portato a considerare “l’anima” come la rappresentazione più profonda del nostro essere. Se essa si sviluppa e cresce in maniera sana con condizionamenti sociali positivi il suo rappresentarsi tenderà ad avere un elevato spessore emotivo e cognitivo. Quando questo non accade ecco nascere la frustrazione e il tormento della stessa che la induce all’oscurità dell’egocentrismo puro. Ciò conduce al bisogno continuo di doversi rigenerare dalle scorie che pervadono o/e invadono lo spazio vitale di ognuno e alla consapevolezza che volere è il primo passo da compiere verso la rinascita dell’uomo nuovo.
Paola De Angelis; Elizabeth Iannone