Mezzogiorno, parole, parole…

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«Parole, parole, parole… » cantava Mina in una sua indimenticabile canzone del 1972, interpretata con Alberto Lupo, ormai consegnata alla storia. E la “tigre di Cremona”, ottantenne nel prossimo marzo, aggiungeva: “ Tu non cambi mai…”. Queste note mi sono tornate alla mente ascoltando il premier Giuseppe Conte impegnato ieri nel corso della conferenza stampa di fine d’anno che, come è noto, rappresenta anche l’occasione per fare una sintesi di bilancio della sua attività di governo. In realtà, ero molto curioso di conoscere i contenuti dell’intervento riservati al Mezzogiorno. Non nascondo la mia delusione per una novità che non è venuta. Poiché, nel poco spazio dedicato al Sud, il premier ha stancamente ripetuto affermazioni “nuove” di alcuni decenni. Come, ad esempio, che nel Mezzogiorno “il sistema infrastrutturale va modernizzato, serve manutenzione ordinaria e straordinaria per salvaguardare il territorio…”. Aggiungendo, poi, che “una componente essenziale del Piano per il Sud è incrementare e rafforzare le strutture anche viarie”. Poi un sussulto di coscienza: “Non pensiamo che con il nostro governo riusciremo a porre fine alla questione meridionale, ma senza il Sud, senza colmare il divario con il Nord, il nostro Pil non ripartirà mai”. Queste intenzioni di Conte si accompagnano ad una promessa antica, mai mantenuta dal suo governo, né da quelli che lo hanno preceduto: “Per questo – ha affermato – d’ora in poi il 34% della spesa pubblica dovrà essere preventivamente destinato al Sud”. Ma non doveva essere così anche per gli anni trascorsi? Poi una ulteriore promessa: “Sul Piano Sud stiamo lavorando con il ministro Provenzano che contiamo di presentare entro il mese di gennaio”. Tutto qui. In realtà, le attese erano diverse. Come, ad esempio, l’impegno per una lotta senza quartiere contro la dilagante criminalità che agisce da antistato nel Mezzogiorno, o ancora, le grandi emergenze ambientali che, a partire dalla terra dei fuochi, ma non solo, hanno trasformato il Mezzogiorno nella pattumiera d’Italia. E si potrebbe continuare con le penalizzazioni che rendono magra la vita delle popolazioni meridionali. Lo spopolamento, ad esempio, è tra i grandi temi dell’impoverimento del Sud, soprattutto dei piccoli comuni delle zone interne. Su questa nuova e pesante emergenza Giuseppe Conte, prendendo anche spunto dalla nomina dell’ex Rettore dell’Università di Napoli, Gaetano Manfredi, a ministro dell’Università e della Ricerca, lancia una sfida. Per i giovani bisogna lavorare “ con metodo e determinazione per favorire il rientro di coloro che sono andati all’estero. Vivere fuori dall’Italia li arricchisce, ma è una iattura per il nostro Paese non poter favorire il loro rientro”. Questa consapevolezza necessita ora della creazione di strumenti sul territorio che possano quanto meno fronteggiare la fuga dei cervelli. In un recente intervento su questo giornale si era fatto cenno alla creazione di centri di ricerca e al potenziamento delle facoltà universitarie in linea con le vocazioni del territorio, per rilanciare lo sviluppo. Occorre, però, agire anche sul contesto territoriale che oggi diventa sempre meno attrattivo e povero di iniziative. Sono questi gli auspici che si ritrovano nelle prime dichiarazioni rilasciate dai neo ministri Azzolina (Scuola) e Manfredi (Università e Ricerca). Sperando che non siano solo parole, parole, parole, ma fatti che matureranno al più presto.

di Gianni Festa