Miopia e irresponsabilità dei governanti

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Le macroscopiche e preoccupanti implicanze dell’invasione russa dell’Ucraina e l’evidente fallimento della diplomazia, almeno per un momentaneo blocco delle atroci ostilità, alimentano sempre più l’invocazione di una nuova autorità sovranazionale con un potere giurisdizionale valido sul mondo intero, per mettere ordine e garantire la pace. Le attuali e vistose falle presenti nelle istituzioni e organizzazioni internazionali come l’Unione Europea e le Nazioni Unite dimostrano che si tratta di una vera utopia il raggiungimento di un’unanimità politico-amministrativa. Anzi è del tutto evidente che tale utopia alimenta nuove ideologie e interessi lobbistici senza limiti, nel quadro della più assoluta mancanza di fondamenti valoriali, come il diritto di non morire per fame a causa delle più elementari risorse alimentari come il grano. È anche evidente che la globalizzazione sta imponendo un progetto di governo universale dell’economia con ricorrenti interconnessioni con gli assurdi conflitti bellici che costellano non poche regioni del pianeta. In particolare, in situazioni drammatiche come quella attuale di una guerra di aggressione della Russia, superpotenza mondiale, a uno Stato isolato come l’Ucraina, che non fa parte dell’Europa né dell’alleanza NATO, è d’obbligo domandarsi: non c’è autorità capace di fermare una guerra condannata dal diritto internazionale? A tal proposito, la stessa NATO, nonostante la massiccia condanna delle nazioni che ne fanno parte, ha dimostrato che non ha l’autorità di rendere efficace tale condanna, a causa del diritto di veto delle varie nazioni, tra cui la Russia, che blocca qualunque decisione: va ormai, anche considerato che le sanzioni indiscriminate e prolungate a tutta la popolazione delle Stato ingiustamente belligerante sono causa di sofferenza generalizzata che potrebbe sfociare nell’avvento di regimi ancora più pericolosi di quelli precedenti. Cosa ipotizzare, allora, per promuovere un nuovo ordine mondiale? Le difficoltà teoriche e pratiche sono molte, ma la via, probabilmente, resta l’unica. Antichi sono stati i tentativi storici di un’unità politica mondiale: il pathos universalista di Alessandro Magno e “l’orbis terrarum” dell’Impero romano, benché limitati dall’esclusione del barbaro da conquistare e civilizzare. Discriminazione abolita dal cristianesimo, pur con la distinzione di pagano e infedele. Nel XIX secolo Alexis de Tocqueville, nella sua notissima opera “Democratie en Amerique” afferma che “l’umanità proseguirà inevitabilmente sulla via della centralizzazione e della democratizzazione, con l’America e la Russia come portatrici di questa evoluzione”. Attualmente l’ideale di un umanesimo planetario finalizzato alla mutua comprensione tra gli uomini, rimane una voce solitaria della Chiesa, con l’enciclica “Fratelli tutti” di Papa Francesco. Sul fronte dell’elaborazione giuridica è di quest’anno (Feltrinelli, Milano 2022) la pubblicazione del giurista Luigi Ferrajoli “Per una costituzione della Terra” che propone una costituzione che abbia almeno la forza di obbligare i governi a rispettare gli impegni presi a livello internazionale, come il riscaldamento climatico e la crescente inabilità della Terra. Una Corte Costituzionale sovrastatale dovrebbe avere il potere di invalidare tutte le fonti normative che non riconoscono e tutelino i diritti umani. Il quadro geopolitico globale vive di una miopia e irresponsabilità senza limiti, a causa di capi di Stato preoccupati solo di estendere il loro dominio e potere. La preoccupante vicenda dell’aggressione russa all’Ucraina è solo l’ultima punta di un iceberg che ingenera paura e sfiducia nel futuro.

di Gerardo Salvatore