“Niente è perduto per sempre”, il nuovo romanzo di Gallicchio

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“Niente è perduto per sempre”: il nuovo romanzo di Pasquale Gallicchio «Avverto l’esigenza di riprendere un discorso sui piccoli paesi ormai abbandonato, per questo insieme al libro, ho promosso l’iniziativa “Rivivere i piccoli paesi”»

«Da questa mattina è disponibile il mio nuovo romanzo “Niente è perduto per sempre” edizioni Delta3 e con un bellissimo intervento in quarta di copertina di Patrizia Spadin Presidente AIMA, Associazione Italiana Malattia di Alzheimer.
Questa volta, il romanzo non è un totale tuffo nel passato, come qualcuno si aspettava, una sorta di continuazione del precedente “TERRA”.
Invece, respira dei nostri tempi, propone una storia che spero accompagnerà il lettore in un viaggio emozionante. Il rapporto tra un padre e un figlio condizionato da una malattia come l’alzheimer, in una cornice dove si riscopre un nuovo rapporto con la natura, il silenzio non sempre luttuoso dei vicoli, i ricordi che non hanno soltanto il sapore della nostalgia, il paesaggio come cura non solo dello sguardo ma anche dell’anima, sono soltanto alcuni dei motivi per leggere questo libro.
Le pagine sono stazioni di sosta dove le storie dei personaggi, specie quelli principali, propongono vicende di riscatto a volte amaro, sofferto ma raggiunto, agguantato. Il filo rosso resta l’amore, un infinito respiro capace di tenerci vivi sempre, anche quando gli anni sembrano assottigliarsi.
Inoltre, leggendo il romanzo, anche voi, come alcuni protagonisti vi porrete la domanda sui piccoli paesi e sul loro futuro. L’eterna incertezza tra una vita da trascorrere in città oppure in paese. Restare, oppure partire. Un motivo in più per riflettere sulle condizioni delle nostre comunità a quarant’anni dal terremoto del 23 novembre 1980.
In fondo, scrivendo questo romanzo, ho avvertito l’urgente esigenza di riprendere a parlare di questi temi, di fronte a ciò che sta accadendo nei nostri paesi. Lo spopolamento, l’abbandono e l’elenco degli accenti negativi potrebbe allungarsi ma occorre, come del resto ho tentato di fare nel libro, esaltare quelli positivi fatti da tante persone, soprattutto giovani, che hanno deciso di restare, investendo anche economicamente, sulle bellezze del paesaggio. Credo, sia giunto il momento di una nuova narrazione per questi posti. La scrittura, può rappresentare un veicolo per far scoprire i piccoli paesi, facendoli diventare scenografia delle storie narrate».