L’anno appena trascorso si è concluso con la strage dei mercatini di Natale a Berlino e si è aperto ancora peggio con la strage di Capodanno ad Istambul. Nel frattempo è stato intercettato in Italia (ed ucciso a seguito di un conflitto a fuoco) il terrorista di Berlino, mentre la notte del primo gennaio, a seguito della morte di una giovane donna ivoriana, è scoppiata una rivolta nella ex base militare di Cona, in provincia di Venezia dove si trovavano ammassati quasi 1500 immigrati. Nell’occasione fonti ufficiali ci hanno informato che nel 2016 sono sbarcati in Italia 176.554 migranti. Quindi i politici italiani hanno fatto a gara per contendersi il consenso dell’opinione pubblica sfruttando il disagio (e le paure) che l’immigrazione di massa provoca nel nostro Paese. A parte Salvini che ripete i soliti messaggi antieducativi, pretendendo di fare strame delle convenzioni internazionali (quando sarò al governo, espulsioni di massa, chiusura dei centri e navi della Marina Militare che, dopo aver soccorso tutti, li riportano indietro), al coro si è unito Beppe Grillo (E’ necessario identificare chi arriva in Italia, scovare i falsi profughi, espellere immediatamente gli immigrati irregolari nel giro di qualche giorno). Anche il Governo si è mosso per lanciare un messaggio di “fermezza” sul fronte dell’immigrazione. Così il neo-Ministro dell’Interno Minniti, annunciando una stagione di “tolleranza zero”, il 30 dicembre, ha dichiarato di voler riaprire e moltiplicare i CIE (centro di identificazione ed espulsione), prevedendone uno in ogni regione Italiana. Forse il Ministro non si è reso conto che se si volessero rinchiudere veramente tutti i profughi e gli immigrati giunti irregolarmente in Italia, si verrebbe a creare una sorta di arcipelago Gulag, bisognerebbe creare dei campi di concentramento per centinaia di migliaia di persone. Inutile dire che le condizioni di vita in simili “campi” difficilmente riuscirebbero a garantire gli standard minimi di rispetto della dignità umana. L’unica voce di dissenso è quella che si è levata dall’interno della Chiesa, è stata pubblicata il 3 gennaio la lettera aperta al Ministro Minniti di Don Mussie Zerai, presidente dell’Agenzia Habeshia, il quale ha scritto: “c’è da chiedersi allora da cosa nasca e a che cosa miri questo annunciato giro di vite nei confronti dei richiedenti asilo e dei migranti (..) Viene da pensare che di fronte ad una catastrofe umanitaria senza precedenti, come i milioni di profughi che continuano a registrarsi in tutto il mondo ed in particolare nel bacino del Mediterraneo, il Viminale abbia scelto di nuovo la via più semplice: scaricare tutto sui più deboli, i profughi stessi, senza ascoltarne la voce e senza rispettarne i diritti. La stessa via che ha prodotto in questi anni sofferenze inumane ed ha trasformato il nostro mare in un cimitero, con oltre 13.000 morti solo dal 2014 ad oggi.” Forse pochi ricordano che fino al 1989 in Italia non esisteva il fenomeno dell’immigrazione, tant’è vero che la prima legge che ha affrontato il tema dell’immigrazione è stato il decreto Martelli (decreto legge 30 dicembre 1989, n. 416). Da allora il mondo è cambiato profondamente, si sono succedute una serie di catastrofi politiche provocate dalla ripresa della guerra, che ha portato come suo corollario il terrorismo, e dalla guerra economica, che ha spazzato via la cooperazione internazionale per lo sviluppo ed il concetto stesso di giustizia nelle relazioni internazionali. Il risultato sono ondate migratorie incontenibili ed il terrorismo che porta la guerra al di fuori del campo di battaglia . Di fronte ad un’emergenza globale, i politici italiani si comportano come se si trattasse di un problema interno, che si risolve a Roma, con leggi più draconiane o con amministrazioni più repressive, e si rinfacciano, l’un l’altro, la responsabilità della situazione. Certamente non è questa la strada per ricostruire la pace e la giustizia nel mondo.
edito dal Quotidiano del Sud