“Una visione alternativa è possibile. Non può bastare l’idea di rinchiudersi nei salotti, sulle questioni cruciali, dalla sicurezza alla crisi climatiche, c’è bisogno di confronto. Se non vogliono questo confronto faremo sentire in maniera pacifica la nostra voce. Il diritto di manifestare viene garantito dalla Costituzione”. Lo sottolinea Davide Perrotta dell’Arci che si sofferma sul programma della contromanifestazione promossa dal Social Forum Irpino, che riunisce Arci, Acli, Libera, Cgil, movimenti studenteschi, Rifondazione, Sinistra italiana.: “Cresce la mobilitazione contro le politiche del G7, uniti dallo slogan ‘Nessuno è illegale’ – spiega Perrotta – Una mobilitazione che farà tappa a Grottaminarda il 2 e 3 ottobre. Il 2 ottobre parteciperemo a un dibattito sul conflitto arabo-palestinese, il 3 ottobre saranno con noi i dirigenti nazionali delle associazioni che hanno aderito alla protesta e discuteremo di sicurezza e politiche migratorie Il 4 ottobre sfilerà ad Avellino da San Ciro a Piazza Libertà un corteo regionale che vedrà protagoniste molte organizzazioni provenienti da tutta la Campania, a partire dalle comunità migranti che hanno voluto scrivere una loro noto rispetto alla questione sicurezza, dalla nuova associazione nigeriana che sta sorgendo ad Avellino alle comunità migranti di Castelvolturno e Napoli. Siamo convinti che sia possibile costruire un paese differente”.
Tra gli ospiti delle iniziative il fotoreporter Giulio Di Meo, del collettivo Witness Production, Suzanne Fatayer di Sinistra Italiana, Raffaele Crocco, fondatore di Atlante delle guerre, Paolo Bertolozzi coordinatore nazionale Giovani Comunisti. Una mobilitazione, quella del Social Forum, affidata anche ad un manifesto «
In un’area come quella Irpina, dove lo spopolamento rappresenta una problematica atavica, dove il tasso di occupazione giovanile è sempre più in decrescita, è doveroso immaginare modelli di vivibilità e di sviluppo dei luoghi contemporanei che si differenzino dai modelli fallimentari applicati fino a questo momento, basati esclusivamente sullo sfruttamento dei corpi e delle terre in funzione capitalistica e anti-meridionalista. I flussi migratori sono per le nostre terre un’occasione di scambio umano e culturale unico, oltre che un’opportunità per la ripopolazione dei nostri territori e per immaginare processi economico-sociali che possano garantire una vivibilità diversa dei nostri luoghi. L’idea di un’accoglienza che generi percorsi di sviluppo sociale ed umano reale e quel villaggio globale, così ben immaginato nell’esperienza di Riace, è per noi l’unico modo di gestire il processo.
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