Note sparse sul voto di marzo 

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E’ l’Italia, Bellezza. Quindi, è la terra del dolce far niente, diceva Dickens nel suo Viaggio in Italia. Senza, però, cogliere in pieno il bersaglio.
Perché se da noi il dolce far niente è nel nostro libro dei sogni, in realtà siamo impegnatissimi (e laboriosissimi) a fotterci a vicenda, per poi spassarcela, naturalmente, se il colpo riesce. In sostanza, che altro giochetto è questo delle prossime elezioni del 5 marzo? Non si sta allestendo un grande, divertentissimo spettacolo di massa a prendere gli allocchi e sputtanare le istituzioni? Non voglio discutere del Rosatellum. Sarebbe troppo facile disoccultarne le ambiguità e i privilegi concessi agli eletti su nomina. Voglio, invece, soffermarmi su uno scandalo, su cui quasi tutti tacciono (stellini, centrodestra, centrosinistra e compagnia bella). E’ lo scandalo della burla alla Costituzione. Alla quale, invece, bisognerebbe tornare, per avviare in Italia un nuovo ciclo politico trasparente e legittimo.

Non basta quello che è accaduto finora, in fatto di sbeffeggiamenti della nostra Carta. Si pensi alle leggi che sono state dichiarate incostituzionali dalla Consulta e che, intanto, hanno consentito l’elezione di un Parlamento che ha elaborato provvedimenti ed emanato leggi da parte di eletti secondo una legge incostituzionale. Che guazzabuglio ad altezza dell’allegria e della faciloneria di noi altri. Adesso, però, siamo passati a una nuova fase, quella di formalizzare e istituzionalizzare procedimenti, che si fanno sfacciatamente un baffo della Carta. Che altro significa questa andata alle elezioni con l’esplicita e formalizzata dichiarazione non del leader del raggruppamento, ma dell’eventuale “Presidente”? Il che vorrebbe dire Presidente del Consiglio dei Ministri, in aperta infrazione rispetto al dettato della Carta costituzionale, che prevede che il Presidente del Consiglio sia scelto dal Capo dello Stato fra gli eletti, non direttamente dagli elettori. Da cosa, intanto, nasce cosa. Ed è, in questo caso, una cosa sbalorditiva.

Nel Centrodestra, sarà presentato un “Berlusconi Presidente”, in violazione di un severo provvedimento di tribunale, secondo cui il personaggio in questione non può ricoprire cariche pubbliche fino al 2019, né ornarsi del titolo di “Cavaliere”, che gli è stato tolto. Ora, mettiamo pure che il cartello di Centrodestra riceva consensi elettorali per guidare il Paese, che si fa con Berlusconi? Cioè con uno che non può ricoprire cariche pubbliche fino al 2019? Il centrodestra non sta giocando alle tre carte? Perché, se l’ipotesi considerata si avverasse, certamente esso richiederebbe di avere Berlusconi Presidente del Consiglio, in quanto eletto dal popolo. Non si sta preparando, per tale via, un colpo di Stato in barba alle leggi e alla Carta? Intanto, su questi aspetti c’è un silenzio di tomba. Allegria, quindi, come diceva un famoso presentatore televisivo che, al suo tempo, intratteneva e appassionava tutti gli Italiani.

di Ugo Piscopo edito dal Quotidiano del Sud