Oltre i giochi del referendum

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La campagna referendaria è in pieno corso. Basta leggere gli ultimi nomi che sono passati o che stanno per arrivare, dalla ministra Boschi al presidente di Confindustria, Boccia, al governatore De Luca, e poi la due giorni solofrana del Pd appena trascorsa a Solofra. In agenda, lunedì ad Avellino, il sottosegretario Angelo Rughetti. Si può andare avanti di questo passo, per dire che la ripresa della stagione politica è coincisa con una programmazione-invasione a tappeto. Una campagna che, sul fronte del Sì, vede un imponente spiegamento di forze attraversare in lungo e in largo l’Irpinia. Anche la presenza del presidente di Confindustria è stata mirata a questo fine, tra prospettive molto avveniristiche di una Irpinia “4.0”, mentre le attuali condizioni di vita e di lavoro non vedono neanche la fase 2.0. Quante energie si stanno vedendo in giro, in questi giorni: il Pd esce allo scoperto, si mobilita, ora che l’ordine alla mobilitazione ha raggiunto tutti, ai vari livelli del partito. Il Pd con Renzi si gioca il futuro, con questo referendum, con il fronte del No che incalza: meno invasivo, eppure la sua azione è serrata e incisiva (e anche dalle file dello stesso Pd). In questa battaglia, si rischia di perdere altro tempo prezioso. Il Comune di Avellino è l’emblema del vuoto di politica. Il Pd irpino-avellinese, tra una tappa referendaria e l’altra, potrebbe provare a fare i conti con se stesso, una volta e per tutte, per ricominciare a parlare e a decidere della città e della provincia che vorremmo.

edito dal Quotidiano del Sud

di Gianni Festa