Corriere dell'Irpinia

Ottantasette anni fa moriva Antonio Gramsci, la sua lezione sempre viva per la rinascita del Sud

Ottantasette anni fa moriva Antonio Gramsci. Gli ultimi undici li aveva trascorsi da prigioniero del regime fascista, il quale non poté però impedirgli di pensare, fino all’ultimo giorno della sua esistenza. Ci ha insegnato che il mondo è grande e terribile, che l’indifferenza e gli indifferenti sono il peso morto della storia, che il capitalismo è un sistema economico-sociale destinato a provocare costantemente delle crisi, che il consenso va costruito prima della conquista del potere e che a tal fine la classe operaia deve generare i propri intellettuali, che il partito della classe operaia non deve mai distaccarsi dal proletariato, che l’avversario non va solo combattuto, ma innanzitutto studiato con il massimo rigore, che il processo di trasformazione sociale dell’Italia passa necessariamente per il rinnovamento profondo del Meridione, che si può e a volte si deve dissentire dalle posizioni della maggioranza del partito, che “i combattenti non possono e non devono essere compianti quando essi hanno lottato non perché costretti, ma perché così hanno essi voluto consapevolmente”, che ( forse il più grande insegnamento per i comunisti di oggi) ” anche quando tutto è, o pare perduto, bisogna rimettersi tranquillamente all’opera, cominciando dall’inizio”.
E tanto, tanto altro ancora

Luigi Caputo
Partito della Rifondazione Comunista –
Unione Popolare
Federazione Provinciale Avellino

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