Partito Democratico spaccato a Caposele, dimissioni di Rosania

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CAPOSELE – Non si placano gli animi all’interno del Partito Democratico di
Caposele, in vista delle elezioni amministrative di giugno. La spaccatura
sulla decisione di andare a colloquio con il Circolo Arcobaleno per la
formazione di una lista civica ha portato alle dimissioni del neo eletto
segretario Giuseppe Rosania. Un accordo votato in prime battute anche dal
segretario, con astenuto soltanto il vice sindaco attuale Donato
Cifrodelli. Proprio la decisione di Cifrodelli ha tenuto viva la voce di
una ulteriore lista, oltre a quella che potrebbe venire dell’accordo
storico tra Arcobaleno e Pd ed oltre a quella del centro-destra di Luigi
Casale. Rosania ci tiene a ribadire che il suo partito non ha votato nelle
ultime due sedute per un accordo con il Circolo Arcobaleno e ritorna sul
sistema democratico adottato. “Per la verità dei fatti, – afferma Rosania –
mi corre l’obbligo di chiarire che non è stata intrapresa alcuna votazione
a tal riguardo sia nel direttivo di sabato 14 aprile, sia in quello di
lunedì 16 aprile. E ciò è stato fatto per non macerare ulteriormente il
partito. Per quanto mi riguarda, ognuno può liberamente aderire a
qualsivoglia compagine elettorale, ma senza riportare il simbolo del Pd,
forzatamente. Non capisco come non si possano rispettare le posizioni
altrui, pur mantenendo e portando avanti le proprie tesi. La pratica della
democrazia è questa e non va ribadita a colpi di direttivo”. Nel verbale
del direttivo del 14 aprile si legge: “Dopo ampia e sentita discussione si
è rimarcata, a distanza di oltre due settimane dall’ultima delegazione,
l’assenza di una risposta del circolo Arcobaleno in merito all’accordo, che
potesse restituire dignità al partito che in termini numerici si traducesse
in una coalizione con un numero equilibrato di presenze Pd (almeno 4) con
almeno due elementi nell’esecutivo (assessori/vicesindaco)”. Da qui le
considerazioni a firma del vice sindaco Cifrodelli, che afferma: “Oltre
tutto fu stabilito che i delegati avrebbero dovuto, «ad horas» ricevere
risposta, e che, per etica e rispetto, gli stessi non dovessero essere
autocandidati. Questa la linea che è prevalsa quindi nella discussione del
Direttivo, e per onestà politica e rispetto per gli assenti, nonostante ci
fosse il numero legale, non è stata portata al voto. In tal caso, infatti,
sarebbe prevalso il voto del no all’accordo stesso. Nulla di quanto
riportato, quindi, nel documento inviato in federazione e sbandierato come
«Accordo fatto». Correttezza avrebbe voluto che la discussione, con
decisioni già sancite, fosse quella di riportare unità nel partito e
ripartire da una coalizione civica e partitica del Pd e non «svendersi» con
il simbolo del nostro partito, evitando autocandidature o candidature che
arrivano, per accordi interpersonali oppure come imposizioni, da altre
coalizioni. Il Pd (una parte del Direttivo) rivendica, con forza, la
possibilità di riunire ed unificare il partito, con le professionalità ed
esperienze già presenti nella nostra squadra politica, al fine di
realizzare una lista che parta dal nome e dalla storia che il nostro
partito esprime, coinvolgendo la parte civile, migliore e sana del Paese”.