Pd, i mercanti delle tessere

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Chiamo Luigi, mio vecchio amico con simpatie per la destra. “Anche tu – gli dico – hai fatto il salto della quaglia?“. Lui, dopo un attimo di silenzio, accompagnato da imbarazzo mi risponde: “Che vuoi dire? Perché mi offendi”. E io chiarisco: “Sai il tuo nome è fra quelli dei tesserati al Pd provinciale in vista del congresso”. E lui: “Farabutti”. Faccio una mini inchiesta e scopro che la sera del 3 novembre le iscrizioni al Pd irpino erano intorno alle quattromila. Il giorno dopo, in una sola notte, sono diventate diecimila, poco più, poco meno. Un giro di soldi che messi insieme raggiungono la cifra di circa duecentomila euro. Un malloppo pagato da qualcuno per prendersi il partito. Gente di malaffare. Assassini della democrazia. Con la complicità dei vertici romani che fanno finta di non sapere. Oppure di sapere e di aver organizzato la Grande Truffa. Letta? Dorme. Orlando se n’ è lavato le mani affidando tutto ad un commissario di nome Bordo, amico dell’ex sottosegretario Umberto Del Basso De Caro. Già, c’è una commissione di verifica del tesseramento. Non si sa come agirà. Se ci sono anche dei morti tra i tesserati con delega firmata nell’alto del cielo. Se si avrà il coraggio civile di rendere pubblici i nomi di ciascun tesserato. E’ probabile che, profilandosi anche un reato penale, ci sarà qualche magistrato che vorrà vederci chiaro. Ma cosa vogliono i signori delle tessere? Certamente mettere le mani sulla città e sulla provincia. Sugli appalti del Pnrr o anche sull’acqua. Servendosi di scherani pronti a intimidire per sovvertire l’ordine democratico. Se così è, e tutto lo lascia pensare, vuol dire che la politica, già in agonia, è morta. Offende la credibilità di chi per essa si impegna. Povera Irpinia in mano agli avventurieri. Di dentro e di fuori. E’ chiaro che il congresso è solo una farsa. Saranno i padroni delle tessere a dettare come compiere gli abusi, premiando i complici di un tesseramento farsa. E la moralità andrà a farsi benedire da Satana.

di Gianni Festa