Pd, il documento dei dissidenti: un governo “straordinario” espressione di tutti

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 Il documento a firma di Francesco Todisco, Gianluca Festa, Toni Ricciardi, Ivo Capone, Beniamino Palmieri

Lo stato di cose fotografato nell’ultima assemblea e le reazioni successive ci convincono, ancora di più, della necessità di legittimare un percorso di responsabilità da parte di tutte le componenti del partito, quelle che hanno sostenuto la mozione di sfiducia e quelle che hanno deciso di non partecipare al voto.
Per la verità questo percorso avrebbe potuto essere facilitato da un atto di responsabilità, che è mancato, da parte del Segretario, il quale alla luce del dissolvimento della sua maggioranza e dello stato di caos in cui è precipitato il partito, avrebbe dovuto rassegnare, senza indugi, le sue dimissioni.
Per quanto tardive, sarebbero ancora auspicabili.
In questo modo si potrebbe introdurre, nel dibattito interno, un confronto solo ed esclusivamente politico.
Questo gesto sancirebbe la presa d’atto della fine di una fase politica e l’inizio di una nuova che potremmo gestire tutti insieme nessuno escluso.
Fra le ragioni che ci hanno portato a sostenere la mozione di sfiducia ricordiamo:
– Il mancato funzionamento degli organismi di partito;
– l’approvazione dell’anagrafe dei tesserati 2014 avvenuta per intervento della commissione di garanzia regionale;
– la mancata approvazione dei bilanci degli ultimi tre anni;
– l’impossibilità di avviare il tesseramento per l’anno 2015;
– l’assenza del partito nella città capoluogo e nelle comunità più significative della provincia;
Quanto accaduto, poi, in Assemblea, con la mozione di sfiducia votata da 50 componenti su 100 e 2 astenuti su 52 votanti, rappresenta, senza alcun dubbio, il fatto che, anche se essa formalmente non è stata approvata a norma di Statuto, porta questo Segretario a non avere più una maggioranza alla quale arroccarsi.
Problemi molto seri, quindi, a cui si aggiunge una oggettiva restrizione di ogni spazio politico.
Una fase è irrimediabilmente finita. Occorre che tutti ne prendano atto.
Ora la politica richiede la condivisione di un percorso.
L’unica strada è rappresentata da un confronto fra tutte le componenti che porti a un governo "straordinario" del partito che superi questa fase di ingovernabilità e pantano politico.
Ecco la nostra proposta:
Un mandato,seppure commissariale, con contestuale costituzione di un comitato di reggenza espressione delle componenti più rappresentative, che abbia, quest’ultimo, la funzione di dare sostanza politica alla fase di transizione.
Difatti, la nomina di un commissario calata dall’alto, priva della rappresentanza politica delle sensibilità locali, non sarebbe sufficiente e potrebbe apparire solo come una forzatura e una mera applicazione delle norme statutarie.
Tutto ciò per aiutare la comunità democratica Irpina a ritrovare una fase di "normalità", per giungere poi alla celebrazione del congresso straordinario per il rinnovo degli organismi dirigenti.
Così’ come, solo la stessa condivisione di un percorso fra tutte le anime del partito è, per altro verso, l’unica ultima possibilità per affrontare la crisi al comune capoluogo.