Per non dimenticare

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La sortita di Silvio Berlusconi sul presidenzialismo (mandare a casa Mattarella) è non solo una clamorosa caduta di stile, ma svela il carattere di un uomo abituato a trattare le Istituzioni come se fossero cosa sua. Di più. E’ l’atteggiamento del padrone, dal finto buonismo, abituato mortificare chi non la pensa come lui. A parte l’ignoranza in materia (sottolineata da illustri costituzionalisti, a cominciare da Sabino Cassese) Berlusconi, con la sua dichiarazione, mostra la pericolosità  della Destra che pur di accaparrarsi il potere non usa mezze misure. In realtà, con il suo dire, il Cavaliere nero di Arcore non poteva fare di meglio per dare una mano al centrosinistra in crisi che non riesce a liberarsi dalla condanna della incapacità di presentarsi all’elettore con un progetto unitario (leggi frazionismo delle componenti). E’ evidente che questa anomala campagna elettorale si modula sul rischio della cancellazione della memoria storica della nostra giovane Repubblica. A mio avviso troppo presto si è messo in archivio il valore della Costituzione e il percorso compiuto per la sua attuazione. La Resistenza, con il suo carico di Libertà, è oggi patrimonio di una fascia di età non più giovane. A questi, a mio avviso, non è stata spiegata come si doveva. E’ rimasta la retorica delle manifestazioni che spesso sono state occasione di scontro e di polemiche.  I giovani di oggi, soprattutto quelli che andranno alle urne per la prima volta, hanno solo una infarinatura del valore della Costituzione. Se questo è, e le inchieste più recenti lo dimostrano, le responsabilità ricadono sulle agenzie sociali, scuola, chiesa, famiglia, ma soprattutto sui partiti politici. Essi  si sono estinti per il becero individualismo che ha soppiantato le ragioni per cui erano nati: bene comune, risposte ai bisogni delle comunità, difesa delle istituzioni democratiche. Oggi è urgente agire nella difesa della Costituzione che ha garantito, dopo la dittatura fascista, anni sia pure difficili, ma vissuti in un clima di dialogo e di confronto. Nonostante Berlusconi e Meloni.

Gianni Festa