Perchè il Sud è straccione 

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Sempre più povero. Tra una indifferenza preoccupante dei governanti. Mentre l’antistato avanza e fenomeni di corruzione inondano la cronaca quotidiana. Mai, anche nei periodi più bui, dall’Unità ad oggi, il Mezzogiorno era stato così maltrattato. Con un’aggravante: l’assenza di indignazione del popolo meridionale. Sono cifre e fatti a rendere fosco il panorama. La disoccupazione, soprattutto giovanile, l’inesorabile spopolamento con una emigrazione dissanguante, il ruolo del credito che, rispetto al nord, agisce con tassi usurai e quegli antichi vizi del clientelismo e del trasformismo che non hanno mai smesso di infettare quella che doveva essere la classe dirigente. E’ vero: c’è anche un altro Sud. Quello delle poche eccellenze. Dei giovani che si giocano tutto sul merito e sulla competenza. Ma è solo una piccola goccia la cui narrazione assume più il carattere della straordinarietà che di un ordinario andamento. Su questo speculano i cosiddetti enti “strategici” con effimere proposte di lavoro, attraverso bandi e borse di studio, laddove dovrebbero essere le Istituzioni democratiche a fare la loro parte. Così prolifera un groviglio di interessi sempre più difficile da dipanare. A ciò si aggiunge il falso mito della globalizzazione che sta distruggendo il radicamento delle comunità. E’ dai tempi della fine della Cassa per il Mezzogiorno che il Sud si è avviato su un percorso di inesorabile declino. La legge 64, che ne ereditò la funzione, si caratterizzò per una serie di interventi a pioggia destinati ad aumentare le diseguaglianze. Il Piano per il Sud di Silvio Berlusconi, sbandierato di fronte alle telecamere di Porta a Porta, non ha mai prodotto risultati credibili. Nè miglior successo ha avuto il Masterplan di Renzi e del Pd. E ora? Ci sarà il reddito di cittadinanza. Dietro l’angolo si nasconde il pericolo che esso possa essere l’ennesimo tradimento al Sud con meno lavoro e più assistenzialismo.

di Gianni Festa edito dal Quotidiano del Sud