Piantedosi a Montevergine : “Grande attualità nel pensiero di San Benedetto”

Consegnate le chiavi della Città di Mercogliano al cardinale Parolin: "So però che sarò sempre ben accolto".

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Una grande folla di fedeli ha accolto il segretario di Stato Vaticano, il cardinale Pietro Parolin, giunto da Roma per il nono centenario della fondazione dell’abbazia di Santa Maria in Montevergine. Il cardinale, che era già stato ospite del santuario di Mamma Schiavona a settembre del 2022 è stato nominato legato pontificio da papa Francesco. Il Segretario del Papa ha ricevuto la cittadinanza onoraria di Mercogliano. Il sindaco D’Alessio gli ha consegnato della cittadina realizzata in terracotta e rivestita di oro zecchino.

“Può essere un pericolo dare la chiave della propria casa a qualcuno: può entrare in qualsiasi momento. So però che sarò sempre ben accolto”. Queste le parole, sorridendo, del cardinale Pietro Parolin, dopo la consegna delle chiavi della città di Mercogliano e la cittadinanza onoraria.

A Montevergine, oltre al ministro della cultura Gennaro Sangiuliano, anche il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che sottolinea  l’estrema attualità del pensiero di San Benedetto.

“La regola di San Benedetto che  qui a Montevergine giunse grazie a San Gugliemo da Vercelli. San Benedetto da Norcia fonda la regola nel momento più critico della storia dell’Occidente il tramonto dell’impero romano e è da qui- afferma  Piantedosi – dalla dorsale appenica e anche dal Mediteraneo che verranno gettati i semi di una rinascita e di un nuovo modello di comunità con al centro la persona. Un concetto quello della centralità della persona  dal significato profondamente politico ed attuale. In un periodo storico caratterizzato dallo smarrimento e svilimento della cultura cristiana San Benedetto elaborerà un microsistema sociale identificato nel monastero che  rappresenta la formula più evoluta della convivenza umana.

C’è molta attualità nell’invito di San Benedetto a prendere gli uomini come sono e cioè nella piena coscienza della loro intima debolezza, organizzando il lavoro con moderazione tenendo conto dei vulnerabili, senza pretendere che siano conformi ad un’immagine idealizzata,  ma semmai  valorizzando ognuno nonostante le ineguaglianze nel sapere, nell’intelligenza, nella ricchezza spirituale, nella sagggezza, nei meriti, nello zelo, nella resistenza fisica e morale. Ognuno con le sue differenze affidato ad una guida autorevole e paterna: l’abate. Una figura che, come insegna San Benedetto, non turberà il gregge che gli ha affidato con decisioni arbitrarie o nocive all’armonia della comunità, ma guiderà le sue “pecore” con discernimento e moderazone. La grande forza di San Benedetto sta nel rifuggire l’ appiattimento egualitario  e al contempo  prendersi cura dei più fragili con equilibrio, tenerezza e moderazione”.