Pillola contraccettiva gratuita, per ora solo annunci

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Di Francesco Finelli

Il Consiglio di Amministrazione dell’AIFA dovrà garantire che la gratuità della pillola anticoncezionale per tutte le donne non comporti uno sfioramento del tetto della spesa farmaceutica. A spiegarlo è stato il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, rispondendo alla Camera ad una interrogazione, in assenza del Ministro della salute Orazio Schillaci, impossibilitato a partecipare alla seduta. “L’Aifa sin dal 2003 -ha ricordato Ciriani- opera nell’ambito dell’autonomia ad essa riconosciuta e nel rispetto dell’autonomia della Commissione Tecnico Scientifica e del Comitato Prezzi e Rimborso che svolgono le funzioni consultive prescritte dalle disposizioni vigenti. Alla luce delle considerazioni generali e di contesto svolte, emerge con ogni evidenza che in ordine alla questione in esame non vi sono profili di diretta competenza del Ministero della salute, che ha, tuttavia, provveduto ad acquisire elementi informativi all’Aifa”, mettendo in evidenza la questione della compatibilità della tenuta finanziaria delle scelte operate nel settore farmaceutico per l’impatto sulla relativa spesa a carico del Fondo sanitario nazionale,stimato in 140 milioni di euro. La notizia, che aveva stimolato tante attese da parte delle donne, (che spendono ben 230 milioni di euro in contraccettivi), non è supportata ancora da un’assunzione di responsabilità da parte del governo e che non è stata effettuata una scelta tale da garantire la gratuità degli anticoncezionali. Il problema della salute sessuale e riproduttiva delle donne richiede necessariamente l’implementazione della rete dei consultori su tutto il territorio nazionale in modo omogeneo e non a macchia di leopardo, per essere vicini alle donne che hanno bisogno di strutture di riferimento valide, per affrontare le complesse problematiche soprattutto nel campo riproduttivo. Sulla questione si è registrato anche il parere della SIGO (Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia) che ha ringraziato l’Aifa per aver reso centrale il problema della contraccezione in Italia, evidenziando la necessità di alcune precisazioni “Ci si augura che tutti i contraccettivi sia daily che depot, siano resi gratuiti a carico del Ssn, al fine di permettere la scelta del contraccettivo maggiormente indicato per ogni singola donna,che la vendita del contraccettivo avvenga sempre su prescrizione medica, al fine di poter scegliere il contraccettivo maggiormente indicato per ogni singola donna,che sia implementata una campagna informativa e formativa sulla sessualità responsabile”. La questione, quindi, resta ancora aperta, essendo una materia complessa nell’assistenza sanitaria da inserire, di conseguenza, nel vasto campo di discussione, che dovrà necessariamente riguardare,dall’altro lato, il non meno importante problema della denatalità, che soprattutto in Italia, sta assumendo aspetti preoccupanti. Tale quadro, perciò, impone serie considerazioni e valutazioni adeguate. I rilievi demografici evidenziano,a partire dai primi anni ’50, una riduzione costante di natalità in tutti i Paesi europei, con variazioni poco significative fra le varie aree geografiche e le differenti classi sociali. Sia le cause che le conseguenze della bassa natalità sono state studiate accuratamente,con analisi sociali le prime e modelli matematici ed economici le seconde, suggerendo l’impossibilità per le società avanzate di mantenere questo andamento demografico senza incorrere in effetti devastanti sul “welfare state” in conseguenza dell’abnorme rapporto fra basso numero di nascite, ovvero di future generazioni economicamente attive, ed alto numero di anziani improduttivi e con bisogni crescenti di assistenza sociale e sanitaria. Per una esposizione estremamente sintetica, bisogna ricordare che fra le principali cause di ridotta natalità, l’età media più avanzata alla quale la coppia decide di procreare è quella con le maggiori implicazioni cliniche, essendo noto che l’indice di fertilità è massimo per entrambi i sessi intorno ai 25 anni e che, a partire dalla terza decade, si riduce progressivamente.