Politica e diritto soggettivo

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Domenica scorsa, 7 febbraio, la Chiesa italiana ha celebrato la "38esima Giornata per la vita". Questo evento, accompagnato dal messaggio dei vescovi, quest’anno si carica di un impegno straordinario, a fronte del dibattuto ddl Cirinnà, in particolare dello stepchil adoption. Il messaggio sottolinea che i credenti, in ogni luogo, sono chiamati a farsi promotori e diffusori di vita "costruendo ponti" di dialogo, capaci di trasmettere la potenza del Vangelo, costruendo sintesi feconda tra fede e ragione, generando in sintesi la "cultura dell’incontro". In concreto all’interno delle comunità parrocchiali dove quotidianamente emergono problemi e bisogni esistenziali di ogni genere e nel cammino d’impegno socio-culturale del laicato cristiano bisogna necessariamente offrire uno stile, una linea operativa sobria e credibile: è lo stile di Emmaus che si concretizza nella figura del Maestro che si mette accanto, anche quando l’altro non lo riconosce o è convinto di avere già tutte le risposte per camminare da solo lungo le difficili vie del mondo. In tal modo Gesù si rivela il più grande costruttore di ponti nella storia dell’umanità: la sua offerta gratuita di amore, di luce, di accompagnamento delinea chiaramente il disegno di Dio creatore per fare del mondo una famiglia, una grande comunità fraterna dove permanentemente l’altro incrocia il nostro sguardo e il nostro interesse per lui. Non bisogna essere necessariamente cristiani per avvertire drammaticamente questa esigenza all’interno del nostro condominio, nei nostri luoghi di lavoro, nella nostra scuola, nella nostre parrocchia, nei tanti luoghi ove la nostra dimensione umana avverte limiti e bisogni non indirizzabili altrove, se non agli altri che abbiamo di fronte. È questo orizzonte di senso, questo amore per la vita, che costituisce l’unico e preziosissimo connettivo di una comunità autenticamente umana. Quando questo connettivo si liquefa l’approdo immediato e deleterio genera l’aborto, l’eutanasia, l’eliminazione di ogni fastidio che l’altro può arrecare al nostro comodo ménage quotidiano, al coltivare affannoso dei nostri interessi e dei nostri egoismi, all’istintivo innalzare dei muri di difesa, per non vedere e non sentire, come fa lo struzzo quando immerge la sua testa nella sabbia. Poiché struzzi non siamo, non possiamo liquidare come problema delegabile alla sola democrazia rappresentativa – ammesso che lo sia veramente nell’attuale momento post democratico – l’esclusiva responsabilità di legiferare assetti complessivi che riguardano la famiglia, vera colonna vertebrale del "nuovo umanesimo" di cui tutti, credenti e non credenti, abbiamo bisogno. Non possiamo ignorare, in ordine alla dibattuta questione dell’adozione per le coppie omosessuali, il parere degli esperti, a livello nazionale e internazionale. Non possiamo, come cristiani aperti al dialogo, che la possibile ricostruzione di una dimensione umana della società, presuppone una realtà familiare solida, non frammentata, dove le condizioni antropologiche naturali ne assicurino la vitalità, dove in ogni tempo e in ogni luogo il bambino ha diritto di essere accompagnato da una genitorialità materna e paterna piena e naturale. Il buio della ragione non può opacizzare il pensiero di psicologi, psicoterapeutici, pedagogisti, pschiatri e la stessa lezione freudiana che sostiene la imprescindibile presenza della figura paterna e materna, all’interno della famiglia, per la normale evoluzione del percorso verso l’età adulta del bambino. A tal proposito si rivela eloquente la tesi del professor D’Alessandro, rettore dell’Università "Suor Orsola Benincasa" di Napoli, nella lezione di apertura della sesta edizione della Scuola di alti studi politici di Nusco, quando sostiene che la politica ha bisogno operativo dell’arte euristica nel senso che non può ignorare i contributi del mondo scientifico se veramente vuole guardare al futuro e non alla conservazione di un pseudo potere sulle persone e sull’intera comunità governata. La questione aperta è sicuramente una questione politica, nel senso che prima di essere tale è antropologica e sociale non svilita dalle attuali alchimie di equilibri partitici che giocano sulla dignità delle persone, adulte e non: esiste una sfera significativa del diritto soggettivo che la politica farebbe bene a rispettare, senza pretesa di una esasperata regolamentazione.
edito dal Quotidiano del Sud