Politica e propaganda 

0
1444

Siamo già in campagna elettorale, del resto abituale in Italia dal momento che consultazioni parziali si succedono ogni sei mesi, tra amministrative, regionali, comunali e nazionali, alle quali si aggiungono congressi, primarie, feste di partiti e show televisivi. I comizi e la propaganda hanno sostituito la comunicazione politica seria, quella dell’azione di governo, della strategia economica, del lavoro, dei giovani, della scuola, dell’agricoltura, del turismo.

Invece di ragionare di investimenti e di come rilanciare strutturalmente la ripresa, investendo sulla salvaguardia e sicurezza del territorio e dell’ambiente e tutelando, promuovendole, le enormi ricchezze artistiche e culturali del Paese, i nostri politici passano il tempo a polemizzare fra loro, (vedi le recenti dispute di tutti contro: gli strilli ai complotti: Renzi per la faccenda Consip, Salvini per il sequestro dei conti in Banca a causa della condanna di Bossi, i forza italioti per la caduta del governo Berlusconi del 2011)! Altro che mettere mano ad una legge elettorale nell’interesse generale; ogni partito pensa a come fregare gli altri e a contendersi l’elettorato a colpi di populismo inseguendo le folle.

Un accordo fra i maggiori partiti per garantire la rappresentatività e la governabilità, in questo clima di estrema conflittualità è impensabile. Si è creata una situazione di stallo, dalla quale si pensa- con la solita superficialità, di poterla superare ad elezioni avvenute.

Rimaniamo con due pessime leggi proporzionali e diverse: una per la camera e un’altra per il senato. Ognuno gioca per sé e, secondo il costume italiano, i problemi si rinviano al dopo nella effimera speranza che diventino risolvibili. Il pensiero dominante, contrariamente ad una sana politica di proposte e ad un progetto di società da prospettare agli elettori, è come accarezzare ed accattivarsi le masse con promesse che si sanno a priori irrealizzabili.

Fiorentino Sullo diceva che le massa non vanno inseguite, ma orientate e guidate. Eravamo nella tanto vituperata prima repubblica dove si faceva molto più politica, quella della polis! I partiti, personalizzati al massimo, seguono le strategie dei loro leader che si contornano sempre più di nominati, obbedienti e fedeli e la legge con la quale si va a votare non sfugge a questo principio. In estrema sintesi, i comportamenti dei leader che non tradiscono, più di tanto, le loro vere intenzioni.

Berlusconi vuole tornare in Parlamento anche se la Legge Severino glielo impedisce fino al 2019. I suoi avvocati sono al lavoro per aggirare gli ostacoli. Spera su una sentenza favorevole della Corte di Strasburgo, che terrà la prima udienza nel prossimo mese di novembre e che è prevista alcuni mesi dopo. Secondo i suoi avvocati, potrebbe essere anticipata, magari solo da un comunicato. Se non lo fosse si potrebbe esperire la strada della presentazione della candidatura con riserva, con la motivazione che non si possono coartare i diritti politici del Capo dell’opposizione. Potrebbe, altrimenti, chiedere la riabilitazione subito dopo l’8 marzo, data di fine pena. Comunque, in caso negativo, potrebbe essere sempre nominato Ministro o, addirittura, Capo del Governo. Nessuno, pare trovarci nulla di male tanto è precipitata in basso la moralità di questo Paese, dove uno, che si è macchiato di un così gravi delitti contro lo Stato, come la corruzione e di comportamenti da satrapo orientale, donnine e cattivi compagni, aspira ancora (e larga parte del paese gli dà ancora retta), a fare il leader politico e addirittura di tornare a fare il Presidente del Consiglio e imporre ancora la sua leadership sulla Lega di Salvini o un accordo positivo per il suo gruppo e le sue aziende, con Renzi.

Salvini: aspira a fare il premier e va dicendo che chi prende più voti farà il leader della coalizione avendo dalla sua la Meloni. Ed anche se è antieuropeo, anti euro, razzista incallito e poco versato nelle scienze economiche e giuridiche pensa che possa di avere le qualità per governare un Paese inserito a pieno titola nella Comunità europea.

Grillo lancia Di Maio, un giovane pieno di buona volontà, inesperto e privo delle necessarie doti per il governo di un paese complesso e difficile come l’Italia.

Infine Renzi, che non vede l’ora tornare a Palazzo Chigi spodestando il provvisorio titolare che dovrebbe capire che sta lì solo per mantenergli il posto. L’attuale legge elettorale gli sta a fagiolo! Nomina, per la gran parte, gli eletti ed è sicuro – giocando sulla paura- che essendo il leader del partito che prenderà più voti (pensando di riprendersi il 40 % dei si al referendum), Mattarella non potrà non dargli l’incarico di formare il nuovo Governo. Non ritiene difficile giocare, come lui sa fare, su più fronti, con la nuova sinistra a guida Pisapia, con i centristi di Alfano e di altri cespugli, e con Berlusconi. Non farebbe accordi solo con la Lega e con il M5S. In questo panorama manca l’oste, che, poi, sarebbe il Capo dello Stato con il quale tutti devono fare i conti. Ci auguriamo che si mostri all’altezza del compito e che non gli tremino le mani ed i polsi!

di Nino Lanzetta edito dal Quotidiano del Sud