Politica, protesta e proposta

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Quando 60 anni fa una scissione del partito liberale diede vita alla nascita di un movimento chiamato “Radicale” in pochi immaginavano che avrebbe cambiato molte cose nella politica italiana. Per tutti oggi è il partito di Marco Pannella ed Emma Bonino. Quel lontano esordio è datato 11 dicembre 1955. I liberali a congresso eleggono Malagodi. Uno spostamento a destra dell’asse del partito che ha come immediata conseguenza la fuoriuscita di alcuni esponenti. Tra i componenti che danno vita a questo nuovo movimento ci sono personalità molto diverse. Ernesto Rossi, ad esempio, è tra i promotori del federalismo europeo insieme ad Altiero Spinelli. Leopoldo Piccardi aveva un passato da ministro del governo Badoglio e Mario Pannunzio è un giornalista, direttore del Mondo, un settimanale di cultura laica ma decisamente anti comunista. E’ questo gruppo di intellettuali ad organizzare il primo partito Radicale. Obiettivo porsi come alternativa alle due “Chiese” quella democristiana e quella del PCI. Una terza forza che però non si organizza come soggetto politico perché come dicono proprio i fondatori, i partiti politici sono mere macchine per fabbricare deputati e senatori. Nel corso degli anni il gruppo dei così detti fondatori lascia il partito che negli anni settanta diventa protagonista di alcune battaglie soprattutto sul fronte dei diritti civili. Sono note le campagne referendarie su temi come aborto e divorzio. E celebri diventano le apparizioni pubbliche di Marco Pannella. Si presenta nella TV paludata e in bianco e nero con un bavaglio davanti alla bocca. Protesta contro la decisione della commissione parlamentare di concedere ai comitati promotori dei referendum su leggi speciali e finanziamento pubblico solo due spazi all’inizio del ciclo delle tribune e null’altro se non l’appello finale agli elettori. Solo un esempio della sua vulcanica presenza mediatica. Pochi consensi ma fa parlare di se con battaglie come quella dello sciopero della fame e della sete. L’ingresso in Parlamento arriva due anni dopo la vittoria nel referendum sul divorzio del 1974. Sono le elezioni del 1976. Il voto premia DC e PCI. Nascono i governi di solidarietà nazionale. I radicali si battono in parlamento e nel paese. Tra queste battaglie quella contro il finanziamento pubblico ai partiti. Il primo referendum è del 1978. I radicali perdono ma ci riprovano stavolta con successo nel 1993 nel clima di sfiducia che si è creato dopo le inchieste di Tangentopoli. Ma celebri sono anche le personalità che aderiscono ai radicali. Lo scrittore Leonardo Sciascia rompe con il PCI a causa del compromesso storico e si candida con i radicali, venendo eletto alla Camera nel 1979. Nel 1984 è la volta di Enzo Tortora. Protagonista di un caso di mala giustizia il noto presentatore televisivo viene sostenuto dai radicali prima in segno di garantismo e poi perché la sua affermazione di innocenza e completa estraneità aveva profondamente convinto il movimento di Pannella. Nel 1987 è il cantante Domenico Modugno ad essere eletto deputato e alla Camera entra come esponente radicale anche la pornostar Ilona Staller, detta Cicciolina. Un movimento destinato a fare scalpore e scandalo perché come gli aveva scritto Pier Paolo Pasolini “voi non dovete fare altro che continuare semplicemente a essere voi stessi: il che significa essere continuamente irriconoscibili. Dimenticare subito i grandi successi: e continuare imperterriti, ostinati, eternamente contrari, a pretendere, a volere, a identificarvi col diverso, a scandalizzare, a bestemmiare”. Pannella e i radicali anticipano un modo di fare e di intendere la politica che nel tempo è stato ripreso da molte forze politiche. Quel coniugare la proposta con la protesta unita alla spettacolarizzazione di molte iniziative ha influenzato partiti e movimenti rendendo più articolata ma anche più avvelenata la contesa politica.