Pompei, Ercolano e il futuro

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La data dell’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. si ricava da una lettera di Plinio il giovane all’amico Tacito. Pompei ed Ercolano vengono distrutte nove giorni prima delle calende di settembre cioè il 24 agosto. Ventidue secoli fa queste due città erano ricchissime, oggi possono rappresentare non solo il passato ma soprattutto il futuro perché come ha ricordato il Capo dello Stato Mattarella gli investimenti che si fanno nella cultura non sono solo un dovere di qualità per la nostra vita sociale ma provocano una ricaduta di crescita economica. Il nostro Paese ha il patrimonio artistico e culturale più grande del mondo e dunque c’è l’obbligo di conservarlo e valorizzarlo. Purtroppo la nostra cronaca recente non sempre è stata all’altezza di questa sfida. Nel 1997 l’Unesco ha dichiarato Pompei patrimonio mondiale dell’Umanità. Oggi a distanza di quasi vent’anni la sfida è quella di continuare a considerare la cultura un opzione strategica per l’Italia e soprattutto per il Mezzogiorno e farla diventare una occasione per rilanciare l’economia e l’occupazione. Pompei può quindi passare da metafora del declino a simbolo di una possibile e auspicabile rinascita. Sono passati secoli da quando sotto il regno di Carlo di Borbone iniziarono gli scavi. Oggi l’antica città romana sta rinascendo. Dopo anni di incuria la situazione si sta modificando. Veniamo però da decenni nei quali le imprese legate alla criminalità organizzata l’hanno fatta da padrone. Tra le sue rovine fatiscenti e pericolose negli ultimi anni si aggiravano bande di cani randagi, mentre le continue inondazioni erodevano le fondazioni degli edifici. Alla fine del 2010, quando avvenne il crollo della famosa “Casa dei Gladiatori”, solo il 13 per cento del sito era accessibile ai visitatori. Il numero di edifici aperti al pubblico era sceso a dieci, dai 64 del 1956. La situazione si era fatta così grave che nel 2012, finalmente, l’apparato burocratico si è rimesso in moto. Così, Pompei ha ricevuto 75 milioni di euro dall’Unione Europea e altri 40 dal governo italiano. Primo passo per arrestare un inevitabile declino. Adesso sta man mano prendendo forma una città che ci dà una fotografia perfetta di come si viveva in una antica comunità romana che nel primo secolo dopo Cristo era già multiculturale come le nostri attuali metropoli. Si parlavano moltissime lingue e le taverne assomigliavano ai nostri moderni fast food. La Pompei che sta rinascendo dall’abbandono è già una realtà. Con i suoi tre milioni di visitatori all’anno è il quinto sito archeologico più visitato al mondo, superato solo dalla Grande Muraglia cinese, dall’esercito di terracotta di Xian, dal Colosseo e dal Foro di Roma. Un cambio di passo che da Pompei può e deve contagiare la regione Campania e l’intero Mezzogiorno. La bellezza è una risorsa e la dimostrazione arriva anche dal connubio con la musica. L’estate 2016 è stata caratterizzata dai concerti a partire da quelli di David Gilmour ed Elton John. Un modo per far diventare Pompei un luogo aperto a più esperienze culturali. E poi c’è Ercolano. Dopo la doppia bocciatura per il titolo di capitale 2016 che andò a Mantova mentre nel 2017 è stata scelta Pistoia adesso la città campana ci riprova per il 2018 e deve vedersela con altri 20 comuni. E del resto lo stesso premier Renzi ritiene che proprio partendo da quello che è stato fatto a Pompei e ad Ercolano l’Italia può tornare ad essere ciò che si aspetta il mondo: un paese faro di bellezza e patrimonio dell’umanità. Dunque è attraverso la riscoperta di queste due antiche città che si può rispondere alla crisi e far rinascere dalla cultura e dalla storia il nostro Mezzogiorno.
edito dal Quotidiano del Sud