Porpora, un documentario racconta le battaglie della comunità trans

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E’ un omaggio ad una protagonista delle battaglie della comunità trans in difesa dei diritti  il film “Porpora” di Roberto Cannavò. Venerdì 12 maggio, alle 19.30, sarà proiettato al cinema Partenio nell’ambito degli appuntamenti promossi dallo Zia Lidia.  Ospite il produttore Vittorio Martone. A confrontarsi con lui rappresentanti dell’associazione Apple Pay e di Arcigay. Il leader del movimento trans Porpora Marcasciano, oggi consigliera comunale a Bologna, ripercorre la sua formazione politica e umana insieme a un testimone di una nuova generazione. Il viaggio verso il paese natale del sud diventa l’occasione per scoprire gli effetti di quella stagione di lotta sul presente, fra racconti intimi e incontri con figure storiche del movimento trans e con la comunità dei “femminielli” di Napoli.

E’ il regista Cannavò a spiegare come “L’idea da cui sono partito era quella di raccontare la comunità trans attraverso la storia di Porpora, protagonista di tante battaglie politiche. La sua figura è diventata il pretesto per far conoscere uomini e donne trans, senza necessariamente mostrarli come un fenomeno da baraccone ma semplicemente come persone con le loro debolezze e fragilità e insieme il loro coraggio”

“Porpora – prosegue Cannavò – è stata un’attivista politica che ha portato avanti le sue battaglie sociali e politiche già negli anni ‘70, un impegno abbracciato quando era ancora all’Università e i giovani scendevano in strada per far sentire la propria voce, dalla battaglie femministe a quelle comuniste e trans. Una lotta che è diventata più apertamente politica con il Mit-Movimento identità Trans di Bologna, allora guidato da Marcella Di Folco. E’ il suo essere un’attivista politica che la rende di fatto interessante, la sua transessualità è parte integrante della sua identità ma non è il motivo per cui la sua storia è degna di essere raccontata. Porpora ha dovuto fare i conti con discriminazioni e ingiustizie anche da parte dello Stato, è stata una vittima sociale e politica, in tempi in cui persone come lei non avevano nessun diritto di parola” Spiega come “Ciò che ho sempre apprezzato di lei è il suo essere stata sempre una persona consapevole, sa che la battaglia per i diritti va fatta usando la testa”. E sull’accoglienza ricevuta dalla pellicola “Il film ha circolato molto in tutta Italia, è entrato anche nelle università americane, proposto come documento per studiare la comunità trans. Certamente è stato recepito meglio nei circoli lgbt, proprio perchè l’immagine dei trans non è quella sensazionalistica. Non mostriamo solo le scene da Carnevale dei Pride ma la normalità legata al quotidiano”