“Prioritaria è la sicurezza degli edifici”

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AVELLINO- «Nel capoluogo non serve cemento, ma la rigenerazione delle zone degradate non solo in periferia». E’ questo quanto dichiarato in più occasioni da Giuseppe Scognamillo, il compianto presidente dell’Associazione Costruttori Edili della provincia di Avellino, recentemente scomparso.ì. Parole che lette all’indomani del Rapporto di Legambiente sulle Ecomafie suonano come un monito inascoltato. L’Irpinia primeggia per costruzioni abusive e cementificazione selvaggia, stando ai dati raccolti in quel rapporto. Le forze dell’ordine nel 2017 hanno scoperto 248 costruzioni abusive, un reato edilizio ogni due giorni. Eppure nel 2016 Scognamillo ricordava quali fossero i veri obiettivi dell’Associazione: «Migliorare la nostra città e l’ambien – te. Costruire non significa cementificare. La provincia di Avellino – proseguiva – è una provincia vecchia e da rifare ricca di edifici che andrebbero riqualificati e ristrutturati ». E’ uno dei punti nodali, quando si parla di cemento soprattutto in città, dove dopo il terremoto del 1980 – e dunque di anni ne sono passati – non è mai stata avviata una seria e approfondita politica di rigenerazione e adeguamento alle norme sismiche degli edifici e dei grandi comparti abitativi. Come possiamo leggere, dunque, i dati e i numeri riportati nel Rapporto; perché l’Irpinia viene identificata come la capofila regionale nel ciclo cemento? Tutti d’accordo nel sostenere il lavoro di controllo effettuato dalle forze dell’ordine, ma le sole infrazioni scoperte non fanno dell’Irpinia la capitale del mattone selvaggio. Certo, tanti sono i dubbi, rispetto a questo dossier. Secondo Mario Perrotta, ex assessore all’Urbanistica della città di Avellino, bisogna andarci cauti: «Il Rapporto di Legambiente parla di infrazioni. Qui il numero è alto (248 ndr), ma di che tipo di infrazioni stiamo parlando? Andrebbe fatta una statistica sui casi acclarati, quelli passati in giudicato». Perrotta ritiene che il dato allarmante riguarda se mai i sequestri «ma quelli della provincia sono solo trentatré. Una riforma urbanistica nazionale è quanto serve davvero, da qui bisogna partire per cambiare le cose. Le leggi in materia urbanistica – continua – non riescono più a governare un processo che dovrebbe rispondere alle esigenze della società contemporanea. Sono necessarie maggiore semplificazione e chiarezza». Non si fa impressionare neanche Gerardo Troncone, presidente Archeoclub: «Non parlerei di abusivismo in Irpinia, se mai solo in alcune zone, dove vi è anche una più spiccata criminalità. E comunque andrebbero analizzati dati più precisi». La situazione reale della provincia di Avellino «non è catastrofica » neanche per il presidente dell’Ordine degli architetti, Er – minio Petecca «perché nella nostra provincia emergono reati minori come la costruzione abusiva di verande e pollai. Possiamo per questo parlare di abusivismo selvaggio? Non è certo grave come in altre province campane, ad esempio quella casertana, dove è stata scoperta un’intera periferia abusiva ». Dunque qual è il problema? «Il vero problema è la messa in sicurezza degli edifici» spiega il vice presidente dell’Ordine degli architetti di Avellino, Vincenzo De Maio che guarda, come tutti, positivamente il lavoro svolto dalle forze dell’ordine perché vuol dire che «i controlli sono aumentati». De Maio sottolinea come la questione della cementificazione abusiva sia legata a una sbagliata pianificazione fatta dagli enti che dovrebbe essere più semplice e aggiornata. «Manca una adeguata programmazione da parte dei comuni sulla messa in sicurezza di edifici come le scuole che molto spesso sono, paradossalmente, identificati come punti strategici in caso di calamità. In molti casi – conclude- si tratta di edifici che si sono adeguati al piano di efficientamento energetico, ma che sono ancora indietro sull’adeguamento sismico».

Pubblicato su “Il Quotidiano del Sud” l’11/07/2018