Processo Aste Ok, accolta la richiesta del pm Woodcock: Formisano dai domiciliari finisce in carcere

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Processo Aste OK, è  finito in carcere l’ingegnere Gianluca Formisano. Accolta dunque anche la richiesta di aggravamento della misura cautelare per Formisano presentata dal pubblico ministero della Dda di Napoli, Henry John Woodcock nel corso dell’udienza di ieri. La richiesta accolta dal tribunale, dopo  gli atti aggiuntivi presentati, presso il tribunale di Avellino dagli agenti del nucleo di polizia economica finanziaria di Napoli. Dalle ulteriori indagini a carico di C.D.N, C.D.N. e D.M è emerso che Formisano avrebbe condizionato la testimonianze dei tre quando furono ascoltati in aula. Per questo motivo nell’udienza di ieri il tribunale di Avellino, in composizione collegiale aveva già proceduto all’acquisizione dei verbali di sommaria informazione.

Il passaggio dal regime degli arresti domiciliari al carcere è stato motivato in particolare dal contenuto  delle chat intercorse tra l’imputato e una donna residente a Montoro, che hanno portato il Pubblico Ministero a sottolineare la violazione della misura cautelare. Ieri, in aula, Woodcock ha dichiarato: “Dalle chat emerge una frequente interazione tra C.D.N l’imputato Gianluca Formisano, dimostrando la violazione della misura cautelare. In particolare, l’imputato ha incontrato questa donna fuori dal Tribunale.”

Le chat rivelano ulteriori dettagli compromettenti, come il fatto che  la donna  si sia recata personalmente a casa di Gianluca Formisano. Il Pubblico Ministero aveva  sottolineato in aula  come i documenti e informazioni fossero  essenziali per una corretta valutazione del Tribunale, affermando: “Questi elementi possono essere acquisiti in qualsiasi fase del processo e sono, a mio avviso, indispensabili per una corretta valutazione del Tribunale.

Durante le udienze dibattimentali del 16 settembre, 30 settembre e 28 ottobre 2022, i tre indagati in aula hanno negato di aver versato somme di denaro per assicurarsi l’assegnazione degli immobili oggetto delle procedure esecutive. Durante le dichiarazioni testimoniali, gli indagati avrebbero anche accusato gli ufficiali di polizia giudiziaria dell’Arma dei Carabinieri di Avellino di avere manipolato i verbali delle loro deposizioni o di avere riportato informazioni errate. Il Pm Woodcock aveva già richiesto l’archiviazione, ritenendo infondate le accuse contro i carabinieri emerse durante l’udienza del 10 marzo davanti al tribunale di Avellino