Processo “Welfare”, condanne a 6 anni e rischio sospensione, ma Iannace si difende: agisco per il bene della povera gen

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Si chiude con due condanne a sei anni di reclusione e a cinque di interdizione dai pubblici uffici nei confronti dei due principali indagati Carlo Iannace e Francesco Caracciolo, il processo denominato Welfare.
Pochi minuti fa il Presidente del collegio giudicante Michele Resigno ha letto in aula il dispostivo relativo ai dodici imputati, gran parte dei quali assolti o prosciolti per prescrizione.
Gli atti saranno anche trasmessi alla Prefettura di Napoli per l’eventuale sospensione del consigliere regionale Iannace della carica politica.
In aula non era presente il senologo finito sotto inchiesta nel lontano 2006.
Per la Procura (che aveva chiesto otto anni per entrambi gli imputati) erano presenti, oltre ai due pm che seguono il caso, anche il Procuratote capo Rosario Cantelmo.
Il Presidente del collegio giudicante ha disposto nei contronti di Iannace e Caracciolo anche il riconoscimento dell’indulto e quindi l’eventuale sconto di pena di tre anni.
Immediata la reazione del dottor Iannace:
"Il processo è solo alla fasi iniziali. Certo ho la conferma e la sensazione che ci sia una regia, cosa che ho verificato in questi anni, che va al di là di ogni ragionevole valutazione. Intanto aspettiamo le motiviazioni e poi verifichiamo il da farsi.
Sono e resto fiducioso nella giustizia, d’altronde non so ancora oggi, cosa ho fatto? Ho sempre agito per il bene della povera gente e perseguendo i valori della mia professione.
Ricorreremo in appello, e fino a prova contraria, sarà l’ultimo grado di giudizio a dover dire e confermare il tutto. Poi, ho la sensazione che ci sia stato un accanimento terapeutico, ma avremo il tempo per dimostrarlo. Ne sono certo.
Per il resto, ho già dato mandato ai miei legali per tutte le altre vicende, Severino compresa.
Auspico solo per il bene di questa terra e della povera gente che, si faccia luce su questa procura e sui loro metodi e procedimenti.
Poi un tribunale che non fa differenziazioni su nessuno dei casi sottoposti alla sua attenzione per i quali abbiamo presentato una valanga di testi che hanno dimostrato la bontà del mio operato ed il pieno rispetto delle regole, lascia francamente molto perplessi.
D’altronde, è molto strano che, nel tribunale di Avellino siano tutti iprini chissà perchè e come mai, ma questa è un’altra storia.
Non ho mai approfittato di nulla. Non ho mai mandato nessuno da amici e colleghi a pagamento, perchè la cura dei malati è un diritto e un dovere della sanità. Forse molti nella sanità privata NON SARANNO SORPRESI, ma siamo solo agli inizi.
Infine, forse la mia struttura, in un ospedale pubblico al servizio della gente, ha dato e da fastidio a tutto il mondo del privato! Forse ho toccato troppi poteri forti e ramificati.
Sono vittima di una profonda ingiustizia, e questo la gente, quella per bene, lo sa e lo sanno anche e lo dico alla stampa, tutti coloro che hanno dei conflitti d’interessa nella sanità privata in Irpinia chiamati a giudicare ed esprimersi sul mio caso. Ma ripeto faremo luce su tutto".