Quella lotta senza tregua a Conte

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E’ davvero singolare l’accanimento con cui il Capitone leghista e il leader di Italia Viva stanno dedicando, diciamo così, le loro attenzioni al premier. E a spiegarlo non basta che entrambi siano  politici d’istinto. Privi di una visione dei problemi del Paese. Impazienti. Refrattari ai consigli e a far tesoro delle esperienze. Il loro è stato finora un susseguirsi di accuse a Conte.  Avvertimenti. Ricatti. Miserabili tattiche senza respiro. Tutti frutti non solo di rancori personali, ma anche di possibili concorrenzialità nei futuri scenari politici. Difficile dire se le mosse del duo siano frutto dei frequenti contatti di cui pure si sente sussurrare nei gossp parlamentari. Senza voler pensare a espliciti accordi, vi sono diverse ragioni politiche che possono spiegare almeno la singolare convergenza dei due Matteo nella guerra a Conte. Individuato come un forte ostacolo  ai disegni dei due.

Il leader leghista ha fatto finora di tutto per provocare le elezioni anticipate, convinto di poter riscuotere nelle urne quegli alti consensi attribuitigli dai sondaggi. E’ probabimente consapevole del fatto che non potrà reggere all’infinito su quei livelli stando all’opposizione, come del resto hanno cominciato a segnalare alcune rilevazioni. Esse evidenziano, in particolare, la crescita di Fratelli d’Italia a spese della Lega. Le sue offensive non hanno finora prodotto alcun risultato. E la frustrazione e la rabbia del Capitone leghista sono  accresciute dalle voci insistenti su possibili “aiuti in soccorso del vincitore” da parte di “responsabili” per non far cadere l’esecutivo anche in caso di defezione di Italia (non molto) Viva. Egli vede allontanarsi ancora, e sempre più pericolosamente, l’agognato momento di incassare la cambiale della sua affermazione elettorale. Oltretutto considera ormai il premier, quale esponente moderato,  uno degli ultimi ostacoli verso la conquista di molte frange elettorali disperse ed incerte  Con Conte, infine, Salvini ha anche un conto personale. Aperto dal gelido e puntigliosissimo discorso al Senato del premier che, standogli accanto , gli rinfacciò una serie di errori, omissioni e “sgrammaticature istituzionali”! Renzi, nella sua megalomania egocentrica, coltiva un diverso  schema politico nel quale egli è finalmente il leader dei moderati. E come tale si immagina dominatore delle future coalizioni di centro-destra. In questo molto futuribile scenario, Conte appare come il più pericoloso concorrente, per il suo alto gradimento presso ceti diversi e il suo profilo   di politico equlibrato. Questa incompatibilità strategica rende inconciliabili Renzi e Conte, al di là delle schermaglie tattiche e degli stop and go. Momentanee tregue potranno servire a superare qualche strettoia. E’ però fantascienza che il senatore di Rignano, che pure ha voluto la nascita d questo esecutivo,  sia disponibile a far andare avanti tranquillamente il premier. Ora vuole massimizzare i suoi vantaggi nella spartizione delle nomine. E dimostrare che Conte è un premier inadeguato e inerte.  Restano però forti dubbi. Poiché è un leader irruente e poco rilessivo, con un  equipaggio di transfughi, valutati nei sondaggi tra il 4 e il 5% e terrorizzati di andare alle urne,  riuscirà davvero nel suo obiettvo, magari aiutato dalle furbesche e ricambiate strizzatine di occhi a Salvini e dalle tentazioni di alcuni forzisti? I suoi atteggiamenti appaiono comunque irreponsabili verso il Paese. Dopo la fine del governo Lega-M5S, logorato da una concorrenzialità esasperata che si traduceva in dispute quotidiane, non c’era davvero bisogno del continuo tira e molla renziano. Esso toglie tranquillità ed iniziativa ad un esecutivo che già risente di molte diversità. E lo costringe ad una navigazione difficile e incerta.

Conte d’altra parte, nonostante la disinvoltura politica mostrata nel restare a palazzo Chigi dopo il cambio di maggioranza, sta dando prova di grandi doti di osservanza delle regole istituzionali. Di pazienza. E di flessibilità. Si è dimostrato, insomma, un politico moderato e un abile mediatore. E questo, in un Paese dalla classe politica mediamente sgangherata e con un popolo abituato a seguire i più improbabili pifferai magici, non è davvero poco!

di Erio Matteo