Quella satira inappropriata

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La riapertura delle scuole nelle zone terremotate, in una magnifica struttura – costruita a tempi da record da parte della provincia autonoma di Trento – costituisce la più concreta ed eloquente risposta alla vituperata vignetta del periodico francese Charlie Hebdo che paragonava i terremotati italiani a «penne al pomodoro». Lo stesso commento del direttore di quel settimanale, Riss, alla denuncia per diffamazione, annunciata dal Sindaco di Amatrice, rasenta lo stupido cinismo di una satira inappropriata ed ingenerosa. L’orgoglio italiano, il senso della nazione e del dovere, emersi all’interno dell’opinione pubblica non solo italiana, in occasione della morte del presidente emerito della Repubblica Ciampi, contrassegnano in positivo momenti drammatici della storia repubblicana italiana. La grande lezione civile, morale e politica di Ciampi e la realtà dei fatti attuali dimostrano il corale e concreto risveglio del sopito sentimento di fraternità verso una «rovina comune» e il "dolore che si fa comunitario" come sosteneva Paolo VI il 9 maggio 1976, all’indomani del terremoto del Friuli. La sorprendente solidarietà e la generosa mobilitazione di gratuità, intelligente e tempestiva, conferisce agli italiani il titolo di veri campioni mondiali, altro che "penne gratinate o lasagne". Tale amore solidale e sociale ci conduce tutti, credenti e non, a intravedere una risposta all’interrogativo "Dov’è Dio?" emerso più volte nei giorni del terremoto, risposta che si traduce nel concreto attivismo progettuale della ricostruzione del tessuto urbano delle zone colpite senza dimenticare il prezioso patrimonio delle radici umane, storiche e culturali delle popolazioni terremotate: affiora il senso di un destino comune, consapevolezza debole che attualmente configura la stessa crisi dell’Unione Europea. Personalmente credo che Dio è nella libertà dell’uomo, quando ci si attiva, ci si mette insieme agli altri, ci si relaziona costantemente con gli altri, per progettare la via migliore per raggiungere l’obiettivo della rinascita che non è solo materiale. Credo che Dio sta nel discernimento della domanda delle cose concrete che, nel qui ed ora, della nostra storia quotidiana, va soddisfatta con amore, libertà e intelligenza. La percezione di Dio non è costrizione, non sta nel voltarci dall’altra parte, quando il dolore ci fa dimenticare quanto scriveva Peguy nel "Mistero dei santi innocenti": « A questa libertà, a questa gratuità ho sacrificato tutto, dice Dio, al gusto che ho di essere amato da uomini liberi». Il terremoto è un momento unico, forte, per riscoprire il gusto di Dio, di essere amato, per uscire dal vortice quotidiano delle nostre abitudini, dei nostri interessi, delle nostre certezze che tali non sono. Quando, all’interno del dibattito della crisi attuale, ribadiamo il nostro corale bisogno di speranza, non dovremmo dimenticare che l’unica possibilità di costruire un mondo migliore sta nella scelta di porre Dio e i suoi progetti umani ed escatologici a base delle nostre libere scelte, lontani dal perseguire effimeri e miserevoli tornaconti personali: nella mia modesta, ma intensa, esperienza esistenziale, non sono riuscito ad approdare a certezze diverse.
edito dal Quotidiano del Sud