Quella voglia di ricandidarsi

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Di Gianni Festa

E’ in atto una voglia matta di ricandidarsi. Per il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, il terzo mandato è diventato un caso. Per il sindaco di Avellino, Gianluca Festa, non c’è nessun desiderio di mollare. E così è anche per molti altri amministratori il cui mandato è scaduto. Le cronache danno conto, attraverso interviste e dichiarazioni, della volontà di ricandidarsi, ma non spiegano perchè il desiderio di tornare a ricoprire lo stesso incarico della precedente esperienza sia all’ordine del giorno. Nella crisi della democrazia e del disertare delle urne si pone legittima la domanda: perche ricandidarsi? Pur volendo richiamarsi a Platone e ad Aristotele, sommi filosofi della durata del mandato elettorale e della partecipazione politica, non v’è risposta che tenga. E allora bisogna immaginare che questo desiderio, oggi così esplodente, sia da correlarsi con la logica di gestire il potere. Quello spicciolo, clientelare, naturalmente, giacchè quello inteso come risposta al bisogni di una comunità è scomparso dalle agende individuali di chi esercita il potere. Perchè il governatore della Campania Vincenzo De Luca non passa giorno senza ripetere stancamente che vuole il terzo mandato? Non certo per il principio ispiratore della nascita delle Regione nel 1970 che, secondo il legislatore, doveva essere un Ente di Programmazione e non di gestione. Il solo atto concreto che avrebbe potuto dimostrare la volontà di programmare, e cioè il piano di assetto territoriale regionale, nonostante centinaia di studi costosi effettuati non non ha mai visto la luce. Così in assenza di qiesto importante strumento di pianificazione del territorio si va avanti inseguendo le emergenze che di volta in volta si presentano in Campania. Sia che si tratti di necessità di programmare grandi infrastrutture o di prevenzione del suolo contro i rischi, o ancora della sanità che rappresenta, con il suo sessanta per cento circa del bilancio regionale, un vero scandalo italiano. Ebbene, se per affrontare tutto questo non sono stati sufficienti dieci anni di legislatura regionale, come si può pensare che negli ulteriori cinque anni di governo di un uomo solo al comando, come è De Luca, si possa cambiare? E’ ragionevolmente ipotizzabile che, riconfermando chi ha commesso errori gravi di governo regionale, la situazione potrebbe solo peggiorare. E allora perchè ricandidarsi? Per gestire potere e, scegliendo quegli uomini fidati che sono collettori di voti, esercitare la gestione clientelare attraverso cui si organizzano spesso comitati di affari e si garantisce, grazie anche ad un familismo amorale, una organizzazione di potere diffuso soprattutto tra quei populisti che sono il nutrimento della corruzione che oggi imperversa in molte situazioni. Non è diversa la risposta che si potrebbe dare per il sindaco di Avellino che, come il governatore De Luca, è un uomo solo al comando di una barca che va ormai verso il naufragio. Per cinque anni Gianluca Festa ha fatto solo promesse. Lui che era stato vice sindaco con la consiliatura di Giuseppe Galasso, e che per questo ben conosceva i problemi della città, non ha fatto altro che aggravare la situazione. Prendete il caso della metro (Ne parliamo all’interno) che altro non è se non la riedizione delle filovie degli anni Cinquanta, con l’aggravante di aver deturpato il volto della città con i maledetti pali a servizio di non bene intenzionati e creando enormi difficoltà al traffico con quelle corsie “birillate”. Oppure quel tunnel che non si riesce ad aprire perchè emergono continui ostacoli ( stavolta la scoperta di un muro), o ancora le strade dissestate diventate vere e proprie gruviere e che per questo determinano un incremento del contenzioso comunale. Non è solo questo. Buchi enormi di programmazione vengono fuori nella questione urbanistica, con occupazione di suoli per edifici in fase di completamento o per quanto riguarda mega opere immaginate nell’area dello stadio che potrebbero garantire grandi affari di poteri forti. Certo è che il non governo della città e l’insidia della speculazione sono costi che penalizzano la comunità che è costretta a subire scelte molto discutibili. Il sindaco rassicura. Anzi di più. Dice di essere lui il futuro della città. E allora perchè non ricandidarsi visto che ha una maggioranza che non conta e una opposizione inesistente? A meno che…