Quello che i sondaggi non dicono

0
1034

 

L’avanzata del M5S di Grillo, pur nelle difficoltà nelle quali si dibatte da tempo in questioni non risolte, procede con regolarità secondo i sondaggi degli ultimi mesi. Gli analisti ed i commentatori politici se ne domandano le ragioni che, concordi, non vedono nei meriti del movimento, né nelle idee di governo o nel progetto di società ma nel progressivo e irreversibile decadimento della casta politica al potere e nella sua congenita indisponibilità a cambiare comportamento e abitudini. I grillini hanno il merito di condurre, in Parlamento e nel Paese, un’opposizione ferma e radicale. E’ sufficiente per meritare il crescente consenso popolare? Le ultime vicende, dall’annullamento delle “comunarie” di Genova e lo stop alla Cassimatis che le aveva vinte alla traballante situazione della Sindaca Raggi a Roma che, nonostante l’aiuto di una squadra di “esperti” consiglieri e controllori esterni imposti dal partito, non riesce a trovare il bandolo della matassa, al maldestro tentativo di Grillo di entrare in un gruppo europeista, pur essendo euro scettico; dalle gaffe e la poca padronanza dei congiuntivi di Di Maio, che sta studiando da premier e, nell’arco di appena cinque anni, rischia di balzare dalla piazza di Pomigliano d’Arco a palazzo Chigi, alle non brillanti performances delle amministrazioni grilline nel resto d’Italia e alla nessuna democrazia interna ed alla proprietà privata del movimento, invece di indebolire il movimento, pare lo rafforzino. Il successo del movimento di Grillo, sostengono gli esperti, non è dovuto ai suoi meriti, ma al demerito dei partiti della maggioranza governativa e soprattutto del Partito Democratico di Renzi che – pare scontato- si appresta a riprendere la guida del partito e della presidenza del Consiglio. Dalla diffidenza verso la politica si ha la percezione che stia montando una grande rabbia popolare. I cittadini elettori fanno di ogni erba un fascio coinvolgendo tutti i politici, che hanno responsabilità di governo, nel biasimo popolare. Si salva solo il movimento di Grillo ed, in parte, Salvini e la Meloni che parlano alla pancia della gente suscitando paure, reazioni e difese corporative. La classe politica non fa nulla per invertire la rotta e fa quadrato intorno alla sua impunità. Il Partito democratico con Renzi – che pure aveva suscitato tante aspettative con la sua rottamazione- è attestato nella difesa ad oltranza di posizioni e prerogative non più difendibili. La gente percepisce che Gentiloni sta al governo per mantenere la poltrona a Renzi, che continua a comandare e a fare le nomine, pur non rivestendo alcuna carica La difesa del Ministro Lotti alla Camera, che ha bocciato la mozione di sfiducia presentata dal M5S, e il voto al Senato, che ha salvato dalla decadenza il senatore Minzolini, previsto dalla legge Severino, sono l’espressione della insensibilità congenita ad un seppur minimo cambiamento. Per il primo episodio c’è da rilevare che o Marroni, AD della Consip – renziano- abbia mentito ai giudici nella sua veste di testimone o abbia mentito il ministro Lotti che non ha querelato di mendacio il suo accusatore. Nel secondo episodio, al limite dell’eversione, il Senato – con l’aiuto di 19 senatori PD, hanno respinto la decadenza del senatore Minzolini disapplicando vistosamente la legge Severini da loro approvata 5 anni fa che stabilisce la decadenza di diritto dalla carica rivestita per i condannati a più di due anni di reclusione con sentenza passata in giudicato. Doveva essere una presa d’atto e non una convalida o annullamento. La legge non è uguale per tutti. E’ nella degenerazione dei partiti tradizionali il motivo per del successo di Grillo che rischia di risultare il primo partito nelle prossime elezioni politiche. Se la legge elettorale non dovesse essere cambiata – come tutto lascia prevedere- il Presidente della Repubblica non potrebbe non conferire l’incarico di formare il nuovo governo al M5S che dice di non cercare alleanze e vorrebbe presentare direttamente alle Camere il proprio programma senza consultazioni alcune. Se dovesse fallire – come è probabile- o si dovrebbe tornare alla urne o formare un governo di coalizione, non solo con Berlusconi, che da solo non potrebbe bastare, ma anche con Salvini e la Meloni, naturalmente a guida Renzi. Sono scenari possibili ed inquietanti, con la mucca (la destra) evocata da Bersani, nel corridoio.
edito dal Quotidiano del Sud