Quell’unità che manca al paese

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Un vecchio proverbio dice che se Atene piange Sparta non ride. E’ la condizione della nostra politica. Se la maggioranza è sempre in preda a fibrillazioni e tensioni anche l’opposizione non vive giornate tranquille. Salvini e Giorgia Meloni hanno scommesso molto, nella loro azione politica, sulla mancata solidarietà europea ed invece i fondi assicurati al nostro paese dall’Unione hanno spuntato una efficace arma di propaganda. L’esempio più clamoroso sulla divisione interna del centrodestra è emerso sul “recovery fund”, cioè il fondo per la ripresa che assicura ingenti risorse ed è finanziato attraverso l’emissione di obbligazioni garantite dal bilancio dell’Unione. In quell’occasione Lega e Fratelli d’Italia si sono astenuti nel voto al Parlamento europeo mentre Forza Italia ha votato a favore. Per Salvini l’Europa non ha offerto una prova di coraggio nell’affrontare la crisi economica conseguente all’epidemia di coronavirus. I fatti però dicono che i paesi e i partiti europei più ostili a concedere fondi a chi è più in difficoltà sono stati proprio quelli sovranisti, tra loro ci sono personaggi tenuti in palmo di mano dalla destra nostrana come il primo ministro ungherese Viktor Orbán o l’austriaco Sebastian Kurz. Berlusconi invece ha confermato la sua linea europeista affermando che l’Italia è il Paese in Europa che riceverà più aiuti in assoluto, sia sotto forma di prestiti (91 miliardi di euro) che di contributi a fondo perduto (82 miliardi) e dunque quella europea è una decisione lungimirante e chi diffida ancora dell’Europa dovrebbe considerare che l’aiuto che ci viene da Bruxelles è più del doppio delle cifre che il governo italiano è stato in grado di stanziare fino ad oggi. Lo scorso 2 giugno il centrodestra è sceso in piazza, un flashmob diventato un corteo che nonostante il coronavirus si è trasformato in una sorta di curva da stadio con poco rispetto per le disposizioni sanitarie. Una manifestazione molto assembrata e, a tratti, molto poco assennata. Il più bersagliato ovviamente è stato il Presidente del Consiglio Conte e i manifestanti hanno urlato “Elezioni, elezioni”. A cadere nel vuoto è stato soprattutto l’appello del capo dello Stato Mattarella all’unità delle forze politiche in un momento così delicato. Il centrodestra insomma soffia sulla rabbia sociale e dimostra la sua difficoltà crescente ad offrire una proposta alternativa credibile rifugiandosi in un richiamo al passato più che al futuro senza avere la capacità di indicare quali sono le ricette vere e non demagogiche per uscire da questo doppio tunnel economico e sanitario. Come ha scritto Ugo Magri “Lega e Fratelli d’Italia dovrebbero presentarsi non sparando nel mucchio contro Bruxelles ma con un piano rigoroso, credibile, austero per evitare che il fiume dei miliardi in arrivo dall’Europa venga inghiottito in un gorgo di aiuti a pioggia, di sussidi a fondo perduto, di bonus una tantum e di regalie assistenziali con cui la politica da sempre costruisce il consenso. Salvini e Meloni invece gareggiano con la demagogia della sinistra e dei cinque stelle. Non oseranno dire, come farebbe invece una vera opposizione nazionale, che se l’obiettivo è sprecare i soldi dell’Europa, sarebbe molto meglio non farseli dare. Perché 174 miliardi tutti insieme sono un treno che passa un sola volta; dopodiché alla destra, se andrà al governo, resterà la solita littorina”.   Un paese insomma che non riesce a ritrovare una necessaria unità nemmeno per la Festa della Repubblica. Nel ’46 quando si insediò dopo il referendum e le elezioni, l’Assemblea Costituente forze politiche diverse, distanti e contrapposte su molti punti, trovarono il modo di collaborare e di superare le divisioni ideologiche perché i valori e principi, su cui fondare la nostra democrazia devono essere validi per tutti.

di Andrea Covotta