Renzi uomo solo

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Sono trascorsi ormai due anni dal trionfale insediamento del berluschinopremier. Il suo potere si è rafforzato grazie a centinaia di nomine. Anche i numeri parlamentari si sono consolidati con adesioni di transfughi e reduci. Tuttavia, il nostro Paese arranca. E il presidente del Consiglio appare incapace di relazionarsi in maniera positiva e corretta con mondi, espressioni e rappresentanze dell’establishment italiano e internazionale. I suoi atteggiamenti, più propri di uno sbruffoncello di paese che di un premier, possono avere pericolose ricadute sull’Italia. E accrescerne le difficoltà e l’isolamento politico. Insomma, il berluschino, che pure è alla testa di un gruppo dirigente, non sa dialogare con il resto della classe dirigente. Sembra prigioniero di una mentalità fatta di un misto di diffidenza e di rivalsa. Cioè molto provinciale. Si sente rassicurato solo dalla cerchia di amici più stretti, gli ayatollah del cerchio magico. Nè sembra aver prodotto risultati positivi il crescente accentramento delle decisioni politiche a palazzo Chigi. Dove agiscono dei team incaricati di seguire gli affari di competenza di ciascun ministero. Anche quello dell’Economia. Con notevole disappunto dei "sorvegliati". Difficoltà di dialogo. Gelosie. E mancanza di coordinamento. Così si moltiplicano le gaffe, per giunta a responsabilità ignota. Come la ignobile gazzarra scatenata da alcuni componenti della delegazione italiana in Arabia saudita e della scorta del premier per accaparrarsi gli orologi di maggior pregio donati dal sovrano agli ospiti italiani. O quella, davvero idiota e servile, della copertura delle statue un pò osé in occasione della visita del Presidente iraniano. Intanto si moltiplicano anche le decisioni discutibili. Come lo sfizio – costoso per i contribuenti e odioso per tanta gente in difficoltà – dell’AIR Renzi One. Un mastodontico A340- 500, addirittura con una situation room criptata (forse qualcuno dovrebbe spiegare al Nostro che non è il Presidente USA!). Parcheggiato nel piccolo aeroporto di Ciampino, da dove però non può decollare! Un aereo, il cui leasing per ora costa circa 200-300mila euro al mese, che brucerà milioni di euro perchè sarà impossibile rivenderlo! Per non parlare della tentata nomina del suo amico Carrai – titolare di una società privata di cybersecurity – a responsabile della sicurezza informatica nazionale. Una scelta sommersa dalla critiche, che ha suscitato un vero terremoto nell’ambito dei nostri servizi di sicurezza e degli altri apparati istituzionali. Da Bruxelles è arrivata poi la sferzante accusa che la Commissione non aveva interlocutori a Roma. Un imbarazzato Gentiloni ha dovuto replicare nientepopodimeno che un governo c’è. Infine, la nomina proprio a Bruxelles come rappresentante dell’esecutivo per la prima volta non di un funzionario di carriera degli Esteri ma di un politico, il viceministro Calenda, ha provocato la sollevazione della intera diplomazia italiana. Proprio sui rapporti con l’Ue relativi all’economia il berluschino gioca la sua partita della vita. Per questo fa la voce grossa tra minacce e avvertimenti. Vuole ulteriori e più ampi margini di flessibilità. Per abbassare le tasse e dare nuove mance elettorali. Però per l’Italia sembrano improbabili ulteriori deroghe. E gli attacchi del premier alle istituzioni europee non facilitano le cose. L’eventuale bocciatura europea imporrebbe di reperire i miliardi già destinati e non considerati a debito dal governo. Essi si aggiungerebbero ai ben 24 miliardi di euro necessari per evitare l’entrata in vigore degli aumenti Iva ecc. E l’esecutivo procede a tentoni. Senza alcuna visione delle vere prospettive di crescita del Paese. Mentre rincorre le emergenze e tampona qua e là le situazioni, le sue priorità sembrano essere le necessità del premier per restare al potere e per consolidarlo. Anche se accrescono il debito, come gli ipotizzati 80 euro a pioggia ad altre categorie. Misure che è discutibile servano al Paese, come si sussurra abbia sostenuto anche il ministro dell’economia. Con una non-politica economica di questo tipo, c’è da meravigliarsi se la crescita del Pil nel 2015 è stata più bassa di quella stimata dal governo? Che la stessa commissione europea ha rivisto al ribasso le stime per l’Italia nel biennio 2016-17? Che il rapporto debito-Pil non è stato mai così alto (132,4%)? Che, infine, la tassazione è aumentata anche nel 2015 (da 43,4 al 43,7%)? E meno male che, per il premier, c’è la svolta!
edito dal Quotidiano del Sud