Resistere, oltre la politica?

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Resistere, resistere, resistere è quello che sta facendo Carmine De Blasio su cui pende la scomunica di oltre la metà dei componenti dell’Assemblea del Pd. Una resistenza ostinata che da mesi ha paralizzato il partito, annullando ogni riflessione sui notevoli e spinosi problemi che assillano sempre di più questa provincia. La politica in Irpinia ormai è andata in esilio ed è orfana non solo di classe dirigente ma anche di un serio dibattito sui temi che tormentano questa sfortunata terra. Negli ultimi anni presa di mira da varie speculazioni ambientali come l’ invasivo attraversamento di elettrodotti, l’estrazione di idrocarburi o lo sconsiderato e sempre più devastante insediamento eolico, argomenti che ormai interessano solo ed esclusivamente i comitati civici, nati spontaneamente con lo scopo di impedire ulteriori scempi a danno del territorio. A questo si aggiunge un’assenza di strategia sui temi della crescita, termine in Irpinia reso vuoto di contenuti e di azione da un partito che pur vantando una leadership sulla politica locale ,regionale e nazionale più che appassionarsi a questi argomenti si è appassionato negli ultimi tempi all’intrigo e alle camarille, offrendo uno spettacolo indecoroso con riflessi negativi anche sull’amministrazione comunale del capoluogo, eternamente instabile e in perenne crisi. In altri tempi la questione della segreteria si sarebbe risolta velocemente. Di segretari defenestrati è piena la storia politica dell’Irpinia e soprattutto della DC sempre pronta a spedire a casa il segretario di turno che non si mostrava obbediente verso l’Areopago dei potenti. La storia è maestra e, nel nostro caso, ci insegna che in politica è cosa difficile andare contro i numeri che in questo momento non sono dalla parte di De Blasio, e in altra occasione per lui sono stati anche numeri avari. La sua elezione a segretario, infatti, non fu coronata da un plebiscito. Una vittoria di misura che gli consegnò un partito già diviso. La fronda è cresciuta dopo le ultime elezioni regionali. Rosetta d’Amelio, nel frattempo diventata Presidente del Consiglio, e il deputato Luigi Famiglietti, entrambi sponsor dell’elezione di De Blasio si sono schierati contro il segretario che si ritrova non solo a non poter contare sull’appoggio di oltre la metà del partito ma anche a non avere dalla sua parte i parlamentari, compreso Valentina Paris, già schierata nel congresso contro De Blasio e a favore di Francesco Todisco. La resistenza del segretario in questa situazione risulta difficile e rischia persino di scivolare in una farsa donchisciottesca . Il buon senso vuole che getti la spugna evitando lo stillicidio di una conta. D’altronde non si va in paradiso a dispetto dei santi, tanto più che ai numeri non favorevoli a De Blasio si aggiunge anche un nuovo scenario politico, maturato dentro il Pd provinciale dopo le elezioni regionali, che ha messo ancor di più fuorigioco il segretario. Con la sconfitta di Enzo De Luca alle elezioni di maggio scorso l’area che faceva capo all’ex senatore si è fortemente indebolita e si è notevolmente assottigliato quel vasto patrimonio elettorale, sciupato da scelte miopi e da velleitarie rivincite. In questa situazione per De Blasio è più dignitoso dare le dimissioni. Per lui sarebbe un gesto di dignità e anche un modo per ricominciare, affrancato da tutele e da vincoli.