Responsabili verso sé stessi e gli altri

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Con l’inizio del nuovo anno una domanda ci viene immediatamente riproposta dai fatti pandemici ancora terribilmente presenti tra noi: quale svolta radicale e rivoluzione dei nostri modi di essere, degli atteggiamenti e degli stili di vita ci attendono? A questa domanda, ancora una volta, risponde la storia. La peste di Giustiniano (451-52) annunciò la fine dell’impero romano e inaugurò il Medioevo. La peste nera del 1348-1353 caratterizzò il passaggio all’Evo Moderno; poi la peste raccontata dal Boccaccio e quella del Manzoni dopo; infine la cosiddetta “spagnola” della fine del secondo decennio del novecento, con iniziale coincidenza con la Grande Guerra. Gli stravolgimenti complessivi che caratterizzarono tali periodi li conosciamo tutti, basta sfogliare qualche libro di storia. Attualmente, sin dagli inizi della pandemia del coronavirus, sono state messe in campo delle pratiche ritenute salvifiche, come “ lo stato di eccezione”(sospensione di alcune libertà fondamentali) da cui il famoso “lockdown” e “l’immunità di gregge” prima stupidamente evocata e poi auspicata con il prossimo vaccino. Su questa drammatica emergenza globale si è scritto molto, a proposito ed a sproposito, e se ne scriverà ancora, costretti dai fatti sempre nuovi ad essa connessi. Quello che ci appare di indispensabile urgenza è l’assunzione di una totale responsabilità a fronte del rischio di finale soccombenza. La morte di tanti amici e conoscenti nel corso degli ultimi giorni di quest’an – no terribile ci costringe ad inchiodarci alle nostre responsabilità verso noi stessi e gli altri che incontreremo nel corso del nostro cammino relazionale. E’ la piena condivisione di questa esigenza che ci porta a non considerarci piu’ onnipotenti per i risultati della ricerca scientifica-certamente innegabili- ma non tali da liberarci totalmente dalla nostra fragilitaà umana, fragilità dell’intera umanità. Probabilmente cominceremo a intravedere la luce in fondo al nostro tunnel esistenziale proprio quando il lockdown sarà diventato clausura non imposta, ma scelta consapevole. Questa scelta significherà cambiare il nostro approccio relazionale, il nostro stile di vita, il nostro sforzo complessivo di allargare il nostro orizzonte interiore oltre i comodi confini dei nostri consolidati interessi materiali ed immateriali. Il vaccino farà certamente la sua parte contro il coronavirus, tutti noi dobbiamo fare la nostra contro i tanti e deleteri virus mentali che affliggono l’intera umanità con tante guerre locali, tante vittime innocenti, tanti bisogni inappagati, tanto spreco di denaro per armamenti letali, tanti cicli produttivi non sostenibili che uccidono l’ecosistema planetario. In buona sostanza il nuovo anno, sul cammino difficile di ogni uomo e donna, ci porrà inesorabilmente di fronte ad un bivio dove ciascuno dovrà scegliere tra l’assurdo senza risposte e la speranza di una luce nuova nel qui ed ora del nostro momento esistenziale. Sarà una scelta non facile perché passa attraverso la” Porta stretta” di cui ho gia sommessamente parlato nel corso delle mie precedenti riflessioni. Sarà, il nostro, un momento difficile perché la scienza –tutta la scienza- tacerà o non potrà rassicurarci del tutto e nemmeno la filosofia gli sarà d’aiuto. Per parte nostra, col nuovo anno, saremo consapevoli che dovremo vivere il nostro “frattanto” imboccando la via maestra della speranza. Speranza che non è utopia, ma “Vita viva”, “Zoè” degli Atti degli Apostoli gia ricordati nelle riflessione della scorsa settimana. Sarà una soluzione di senso sul piano del tempo presente, sarà una via che, da sempre e ancora oggi, costituisce la trama di un profondo desiderio di eternità che coniuga, già oggi sulle vie di questo nostro mondo sconvolto, origine e destino, necessità e libertà di credere e sperare. Credo, pertanto, che gli auguri per il nuovo anno vedranno la speranza pregnante di luce feconda per illuminare il cammino che abbiamo deciso di intraprendere ancora, proprio in compagnia con essa.

di Gerardo Salvatore