Abbiamo già segnalato ai nostri lettori (quotidiano del Sud del 27 gennaio) che, dopo la pronuncia con la quale la Corte Costituzionale ha demolito la legge elettorale più bella del mondo, la palla passa al Parlamento, che non può esimersi dall’intervenire per rimettere mano alla legge elettorale. Infatti, a seguito della bocciatura della riforma costituzionale e dell’intervento della Consulta, si è verificata una netta discontinuità fra il sistema elettorale della Camera e quello del Senato, perché sono profondamente differenti le soglie di accesso ed il metodo di elezione dei rappresentanti, che risulta sostanzialmente maggioritario alla Camera, a fronte di un sistema sostanzialmente proporzionale al Senato. A questo punto è inevitabile un intervento del Parlamento per rendere omogeneo il sistema elettorale nelle due Camere e sciogliere i nodi lasciati irrisolti dalla sentenza della Corte costituzionale. Per quest’intervento si prevedono tempi brevi, dal momento che la discussione è stata già fissata in Aula alla Camera dei Deputati per il 27 febbraio. A nostro avviso il problema non è solo quello di armonizzare il sistema elettorale nelle due Camere, ma quello di compiere delle scelte coerenti con il messaggio politico che le urne del 4 dicembre hanno consegnato al Paese. Sono due gli interventi assolutamente necessari per ripristinare quel modello di democrazia costituzionale che il popolo italiano ha solennemente riconfermato con il voto del 4 dicembre. Occorre: – ristabilire la rappresentatività delle Assemblee legislative, ripristinando l’eguaglianza dei cittadini nell’esercizio del diritto di voto; – garantire al cittadino elettore la possibilità di scegliersi i propri rappresentanti. Il premio di maggioranza rimane inaccettabile, anche con la soglia al 40%, perchè comporta l’attribuzione alla lista "vincitrice" di oltre 90 seggi in più rispetto ai voti ricevuti, che vengono sottratti agli altri partiti. In questo modo si verifica una profonda distorsione fra la volontà espressa dagli elettori e la composizione dell’assemblea parlamentare e viene sancita la disuguaglianza del voto, poiché il voto espresso dagli elettori di minoranza vale la metà di quello espresso dagli elettori di maggioranza. Il sistema dei capilista bloccati, combinato con la presenza di collegi di dimensioni ridotte, comporta che la stragrande maggioranza dei deputati saranno nominati direttamente dai capi dei partiti senza che gli elettori possano concorrere in alcun modo alla scelta dei loro rappresentanti. In questo modo viene consolidato il carattere oligarchico dei partiti politici e l’impermeabilità del Parlamento alle domande che vengono dalla società civile. Impugnando la Costituzione ed il voto del 4 dicembre, dobbiamo chiedere a gran voce, che il sistema elettorale ripristini la rappresentanza, garantisca l’eguaglianza dei cittadini nell’esercizio del diritto di voto, restituisca ai cittadini il diritto di scegliere i propri rappresentanti, riconduca i partiti alla loro funzione costituzionale di canali di collegamento fra la società e le istituzioni, piuttosto che di strutture di potere autoreferenziali. In altre parole, sia ripristinata l’agibilità politica delle istituzioni democratiche ed i cittadini ritornino ad essere protagonisti del voto ed artefici, con il concorso dei partiti, delle rappresentanze parlamentari, come richiede il principio fondante della Costituzione che stabilisce che la sovranità appartiene al popolo.
edito dal Quotidiano del Sud