Riabitare i territori

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Ancora una volta, anche in Irpinia, i vescovi di frontiera – che camminano tra la gente per leggerne le molteplici emergenze sociali e spiritualiinvitano gli amministratori locali ad una nuova riflessione sulle questioni che realmente servono alle nostre realtà territoriali interne. Invito, ma anche precisa provocazione, quello lanciato da mons. Pasquale Cascio, arcivescovo di S. Angelo dei Lombardi, nel corso dell’incontro con i sindaci del comprensorio altirpino, organizzato dall’arcidiocesi, alla fine della scorsa settimana nella sala del teatro del santuario di San Gerardo a Materdomini. La questione di fondo affrontata nell’incontro è stata la riabitazione delle zone interne dell’Irpinia e del salernitano, flagellate da un progressivo spopolamento con lo sfilacciamento dell’intero tessuto sociale. A tal proposito il vicepresidente di “Riabitare l’Italia” Domenico Cersosimo, già vicepresidente della Regione Calabria e docente universitario, ha con estrema chiarezza sottolineato l’esigenza di “Fermarsi e riflettere”. Riflettere sul perché l’indiscriminato rincorrere dell’utilizzo delle risorse non ha prodotto l’auspicata inversione di tendenza dello spopolamento delle zone “dell’osso” già evidenziate dal grande meridionalista ed economista agrario Manlio Rossi-Doria. Questo fenomeno rischia di ripetersi con i fondi del Pnrr. L’arcivescovo Cascio, rispetto alla complessa problematica, ha ribadito la volontà della Chiesa locale per “stimolarvi” per stare con tutte le comunità locali per “costruire la speranza di riabitare”. Quello di mons. Cascio non è solo monito pastorale astratto, ma uno sforzo concreto per far seguire alle tante eccellenti analisi socioeconomiche dei percorsi progettuali terapeutici per rimuovere alle radici le cause dell’abbandono territoriale, soprattutto delle giovani generazioni. È questo un coraggioso e significativo contributo di un Vescovo che non ha messo in soffitta i postulati della dottrina sociale della Chiesa, come spesso accade in altri contesti ecclesiali locali. Ancora più incisivo, Cersosimo, laico ed accademico, preparato ed impegnato nel difficile tessuto socioeconomico della Calabria: “i soldi non sono tutto, i finanziamenti non sono tutto. Finiamola con questa ossessione. Servirebbe una moratoria di sei mesi su alcune risorse finanziarie”. Bisognerebbe, secondo Cersosimo, fare prima la mappa preventiva dei bisogni, per mettere a fuoco i reali bisogni, e poi chiedere i finanziamenti necessari. Gli stessi bandi sui servizi essenziali, continua Cersosimo, si rivelano una vera follia, perché si tratta di servizi fuori discussione. Da questo quadro di significative proposte, la Chiesa si rivela l’unica istituzione che, senza interessi populistici, con l’ausilio di esperti capaci, offre una chiave di lettura e di proposta dei bisogni del territorio: in sostanza è davvero uno “ospedale da campo” come propone Papa Francesco. Le istituzioni, a tutti i livelli, dovrebbero riscoprire una capacità di ascolto, concreta e credibile, da tempo abbandonata. Le conseguenze di questa autoreferenzialità, ormai, sono del tutto evidenti, con il progressivo aumento della sfiducia delle comunità che non si sentono più rappresentate e tutelate nei loro bisogni fondamentali.

di Gerardo Salvatore