Ricetta: la pastiera di grano di primavera

a cura di Amalia Leo

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La sirena  golosa/si spiaggiava/ogni giro del sole/per inseguire quel sogno/di profumi e dolcezza/che con le sue sette vie/disegnava il percorso/da ritrovare/intatto/ in riva ad un rinato pensiero.

Per  la  pasta frolla:

300 gr. di farina;
120 gr. di zucchero;
2 tuorli d’ uovo;
100 gr. di burro ;
una  bustina di vanillina;
mezzo cucchiaino di lievito per dolci.

Per il ripieno:
500 gr di ricotta di pecora;
250 gr di grano cotto ,1/2 l. di latte;
350 gr. di zucchero;
6 uova,
2 cucchiai di acqua di fiori d’arancio;
200 gr di cedro e scorzette d’arancia candite a cubetti
un cucchiaino di cannella;
una scorza di limone,
una fiala di  essenza di limone,
zucchero a velo.

Procedimento:

Preparare la pasta frolla unendo tutti gli ingredienti senza lavorarla troppo e lasciarla riposare in frigo per una mezz’ora. Mettere il grano in una casseruola aggiungere un cucchiaio di zucchero, il latte, la scorza di limone ,un po’ di cannella e far cuocere a fuoco lento fin quando il latte non sarà assorbito(occorrerà una mezz’ora),poi togliere la scorza di limone e far raffreddare in un piatto da servizio.

Per il ripieno: Mettere in una terrina la ricotta e lavorarla con lo zucchero finchè diverrà liscia e senza grumi, aggiungere i tuorli d’uovo, uno per volta, poi la cannella, l’estratto di limone, l’acqua di fiori d’arancio,la frutta candita, il grano cotto e da ultimo quattro albumi montati a neve fermissima. Stendere la pasta frolla in una tortiera larga dai bordi non troppo alti ma svasati imburrata ed infarinata;adagiare il ripieno e decorare con sette strisce di pasta frolla a reticolo (quattro in un verso e le altre tre sovrapposte a losanga). Far cuocere a 200 ° per 50 min.

Far raffreddare, poi mettere in un piatto da servizio e decorare con zucchero a velo. Si consiglia di lasciar riposare qualche  giorno prima di gustare. Si consiglia di abbinare a vino passito di Pantelleria.

Curiosando: La pastiera è un dolce classico della pasticceria napoletana preparato preferibilmente nel periodo pasquale. La leggenda narra che fu creata dalla sirena Partenope,come omaggio da offrire agli dei, mettendo insieme tutti gli ingredienti che i pescatori napoletani le avevano regalato  in segno di riconoscenza per aver fondato la città di Partenope e in omaggio alla sua voce melodiosa. In effetti a primavera nei riti pagani venivano fatte delle offerte agli dei :veniva offerta la farina per la ricchezza,, il frumento per la fecondità e la ricotta per l’abbondanza. Il grano unito alla ricotta ,in particolare, rimanderebbe al pane di farro del “Confarreatio” (il matrimonio romano arcaico risalente all’epoca di Romolo .Del resto, anche l’uovo, da cui origina l’uovo di Pasqua, era portato in processione dalle sacerdotesse di Cerere, a fine inverno, per salutare il ritorno della primavera e la rinascita della natura. Più verosimile la tradizione secondo cui la pastiera sia stata ideata a Napoli da una suora benedettina ,nel XVI secolo, in un convento di clausura a San Gregorio Armeno che aveva pensato di mettere in un dolce tutti gli ingredienti  simbolici della Pasqua magari profumati di fiori d’arancio provenienti dal giardino del convento.

Si narra che la pastiera fosse l’unico dolce che riuscisse a strappare un sorriso a Maria Teresa d’Austria, moglie di Ferdinando II di Borbone, conosciuta come una sovrana schiva e triste.

La ricetta classica prevede l’uso di strutto e l’utilizzo per la cottura del “ruoto” la classica tortiera di alluminio dai bordi lisci e svasati alta 3-5 cm. La pastiera ha una classica decorazione a grata: quattro strisce di pasta frolla in un senso e tre in senso trasversale a croce greca. Tali strisce formerebbero l’antica planimetria di Neapolis con i tre Decumani e i Cardini che li attraversano in senso trasversale.

Secondo la tradizione la pastiera va preparata il Giovedì Santo per essere mangiata il giorno di Pasqua per consentire agli ingredienti di riposare ed esaltarsi al palato.

Accompagnare liquore limoncello.