Ricostruire il bene comune 

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Le recenti ed incisive sollecitazioni socio pastorali del Vescovo di Avellino, Arturo Aiello, verso gli amministratori della città riaprono l’annosa questione dell’impegno dei cattolici per una nuova stagione di impegno e partecipazione.
Chi scrive, ormai da oltre un decennio, da una responsabile posizione d’impegno sociopastorale e politica – prima nelle ACLI e successivamente come segretario generale della Consulta Diocesana delle Aggregazioni Laicali di Avellino – ha sommessamente auspicato l’apertura del cantiere sociale del cattolicesimo democratico, per rispondere concretamente alle sollecitazioni del Concilio Vaticano II e al ricorrente ed autorevole impulso sociopolitico del magistero sociale degli ultimi cinque pontefici da Paolo VI a Papa Francesco. Il travaglio del laicato cattolico associato sulla frontiera del concreto impegno sociopolitico – dalle ACLI a Comunione e Liberazione, da Rinnovamento dello Spirito all’Azione Cattolica Italiana, solo per citare alcune realtà associative nazionali – è stato vissuto con la sofferenza della solitudine e all’ombra dell’eccessiva, probabilmente meno problematica prudenza, dell’episcopato italiano, salvo qualche rarissima eccezione. La formazione all’impegno socio- politico dei giovani, dopo una significativa fase di rilancio dei postulati del cattolicesimo sociale – da Toniolo a Scoppola, da De Gasperi a Moro, dalla Rerum Novarum alle ultime significative encicliche sociali – non ha trovato il necessario e permanente sostegno delle chiese locali per la promozione, capace e responsabile, di una nuova generazione di cattolici in politica. La “libera uscita” dell’elettorato cattolico ha frammentato il pensiero, la forza progettuale e programmatica di tante risorse umane, dignitose ed autorevoli, del laicato cattolico che, a fronte dell’incapacità mai risolta di civile mobilitazione del suo elettorato, sono stare costrette a scegliere la sfera privata o meramente culturale di un impegno che esigeva partecipazione, comunicazione e coscientizzazione civile, sociale e politica. Gli stessi tentativi di costruire una sintesi programmatica, culturale e politica di una nuova stagione di protagonismo per uscire dal tunnel dell’insignificanza dello stesso laicato cattolico, ricordo i due eventi di Todi di alcuni anni fa, non hanno registrato un esito positivo. E non poteva essere diversamente perché la sindrome della diaspora, pur diagnosticata, esigeva una terapia corale di lungo periodo. I risultati deleteri della crisi dei partiti tradizionali, la crescente rabbia delle stratificazioni sociali rimaste orfane di un approdo politico credibile, l’aumento delle condizioni di povertà, hanno concorso all’avvento dell’antipolitica, della furbesca demagogia di parlare alla pancia degli italiani e al definitivo avvento dell’attuale e fittizia maggioranza parlamentare. Attualmente si intravedono riflessioni di consapevolezza dei limiti oggettivi di una campagna elettorale mai conclusa e si ravvisano le condizioni per ripartire da percorsi di serio confronto democratico, superando la logica amico-nemico che ha imbarbarito la vecchia politica italiana. Sono tempi, i nostri, eccellentissimo mons. Aiello, in cui “farsi voce” di un popolo in cammino alla ricerca di una stella polare di riferimento certo, esige, anche, di essere accompagnatori pazienti e capaci lungo un percorso di costruzione del bene comune, con la consapevolezza che sarà uno sforzo in salita. “La Chiesa in uscita” evocata da Papa Francesco interpella direttamente i presbiteri, ma invita inevitabilmente i laici cristiani, associati e non, per rendere concretamente utile il loro apporto nella costruzione del necessario “umanesimo sociale” e non solo per riproporre attivamente un grande patrimonio, fatto di storia e di attualità, frutto di milioni di cittadini responsabili, capaci di mettersi in gioco nella nuova stagione di cambiamenti credibili di cui se ne avverte un diffuso bisogno. La formazione integrale delle giovani generazioni – non esclusa quella sociopolitica – costituisce lo sforzo prioritario per soddisfare tale bisogno.

di Gerardo Salvatore edito dal Quotidiano del Sud