Ricostruire una comunità di valori

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Il confronto politico e programmatico tra i sette candidati a sindaco di Avellino, scaturito dal forum del nostro quotidiano della scorsa settimana, ci offre non poche ipotesi programmatiche e diversi percorsi strategici per realizzarle. Dalla burocrazia comunale che ha fagocitato la sfera politica alla disaffezione diffusa per il voto e per la politica, alla necessità del ricambio della classe dirigente politica e burocratica alla consapevolezza di una città disaggregata e sofferente, dalla fuga delle giovani energie alla questione morale. Il novero degli spunti programmatici potrebbe continuare, ma dal basso, dalla gente comune, dall’anziano costretto a mantenere i figli adulti con la sua pensione, dai clienti che fanno la fila alle casse dei supermercati – ridotte ad una sola per ragioni di costi eccessivi – dai giovani che salgono le scale delle associazioni cittadine per informarsi sul prossimo bando per il servizio civile nazionale, emerge una inquietudine, una insicurezza, una povertà che prima di essere materiale è psicologica. Ebbene da questo tessuto sociale proviene una denuncia sulla mancanza di un connettivo comunitario. Questa mancanza è terreno di attecchimento di angoscia esistenziale diffusa che attanaglia giovani ed anziani, uomini e donne che scelgono la strada o i luoghi relazionali abituali per parlare, scambiare episodi e preoccupazioni del vivere quotidiano nel tentativo, talvolta inconscio, di confortarsi a vicenda. Nei confronti di questa comunità sconnessa, senza punti di riferimento sicuri, con la crisi delle famiglie, con una scuola diventata – per la maggioranza degli studenti – area di parcheggio per evitare spazi e approdi non più sicuri, i candidati a sindaco insieme ai candidati al consiglio comunale, ritengono – come sembra – che migliorare strutture e servizi comunali sia sufficiente per rivitalizzare senza memoria e senza futuro la città di Avellino? Come mai la necessità di un connettivo valoriale-comunitario non viene posta al primo posto dell’elenco delle cose da fare? L’idea della comunità di persone, capace di ricucire sul territorio comunale un tessuto umano strappato è davvero messa in soffitta o è stata fagocitata da un deficit umano, culturale e politico spaventoso? L’assenza di una comunità cittadina – come purtroppo è avvenuto per Avellino – significa assenza di sicurezza, la presenza di una comunità cammina insieme alla presenza di libertà e partecipazione. Le persone non possono vivere senza sicurezza e libertà e gli amministratori non realizzeranno mai i loro buoni propositi di cambiamento concreto ed efficace senza la consapevolezza e la partecipazione attiva e responsabile dei diretti destinatari di tali interventi. Se i prossimi amministratori comunali non collocano la persona – nella sua integralità di anima e corpo – al centro del loro sforzo programmatico, accompagnandolo con la pazienza e la perseveranza di promuovere, coltivare e rendere visibili i contenuti valoriali – umani, sociali e spirituali – di tale sforzo, avranno come amministratori solo una moltitudine di postulanti o permanenti contestatori del sistema. Sono consapevole che tale sforzo – proprio perché paziente e non sempre possibile a fronte dell’urgenza delle tante emergenze quotidiane – non è facile, ma non va dimenticata la presenza di una democrazia associativa diffusa sul territorio che non è alternativa a quella rappresentativa, ma vuole essere integrazione generosa e puntuale. Democrazia associativa che promuove – proprio in quanto tale – partecipazione e consenso responsabile, capace di intercettare istanze e bisogni spesso ignorati in quanto non monitorati dalle prassi amministrative e burocratiche, appesantite da leggi, regolamenti e delibere del palazzo del potere. Ricostruire la trama valoriale della comunità avellinese, dunque, sia l’obiettivo di fondo del dibattito che accompagna l’attuale campagna elettorale e i cittadini elettori – attenti e responsabili – partecipino a tale dibattito con la consapevolezza che la comunità è viva e viene rinvigorita continuamente dall’anima attiva e vigilante dei suoi componenti.

di Gerardo Salvatore