Riforma costituzionale, che errore

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Il premier secondo una indiscrezione rivelata dal deputato leghista Grimoldi, segretario della Lega lombarda e braccio destro di Salvini (non smentito da Palazzo Chigi) – avrebbe confidato la sua insospettabile idea della riforma Boschi a un gruppo di parlamentari, non solo della Lega. Essi sarebbero pronti a confermare. D’altra parte, quella opinione espressa in modo così rude non fa che avvalorare quanto sottolineato da molti costituzionalisti. E cioé l’estrema contraddittorietà di una riforma che doveva abolire il bicameralismo. E non lo ha fatto. Ha privato solo i cittadini del diritto di eleggere i senatori. E ridotto il Senato a un oggetto misterioso, composto da consiglieri regionali che non si sa se faranno gli interessi dello Stato o delle regioni. E da alcuni sindaci. Un fritto misto tra una assemblea parlamentare sopravvissuta, che conta poco, e una camera dei poteri locali mai nata. Con tutti gli interrogativi mai chiariti sui futuri rimborsi-spese. Intanto la Camera dei deputati – la sola che concederà la fiducia al governo – continuerà ad avere (perché?) ben 630 membri! La riforma, poi, ha fissato procedimenti diversi per le leggi a seconda delle materie, con crescenti conflitti e ricorsi alla Consulta. E farà diminuire di appena un quinto i costi del Senato. Ma lascerà inalterati quelli (doppi!) della Camera. Con che logica? Nessuna!
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Il vero cuore della riforma è il suo stretto rapporto con la legge elettorale. La maggior parte dei deputati sarà nominata dai partiti. L’enorme premio elettorale altererà in maniera profonda il responso elettorale. Farà diventare maggioranza parlamentare una minoranza nel Paese. E la renderà arbitra della situazione politica e padrona delle principali istituzioni. E metterà gli organi di garanzia, Presidente della repubblica e Corte costituzionale, in mano alla falsa maggioranza prodotta da quel premio. E gli elettori? Saranno privati della possibilità di scegliere i Senatori e i principali deputati (i capilista saranno direttamente catapultati in Parlamento!). Eleggeranno solo dei peones che conteranno come il due di briscola! Così il berluschino potrà liberarsi definitivamente della minoranza interna. E manovrare a suo piacimento per costruire il nuovo partito e nuove alleanze, come garanzia di forza politica dell’uomo solo al comando! Rispetto a un simile disegno di potere, e di diminuzione degli spazi di libertà per i cittadini, appaiono insufficienti le analisi limitate a singoli aspetti della riforma costituzionale. Occorre, invece, valutarla nella sua portata complessiva e nelle sue conseguenze, considerando soprattutto lo scenario pericoloso determinato dalla nuova legge elettorale!
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Intanto continuano le intimidazioni, destinate a intensificarsi fino all’autunno, Dopo quelle già sbugiardate della Boschi, sui presunti risparmi della riforma, su chi vota no uguale a casa Pound, non potevano mancare quelle di Franceschini ("Votare no al referendum è un vero atto contro il Paese"), che da segretario della Margherita fece la ridicola sceneggiata di giurare proprio sulla Costituzione del ’48! Comunque i sondaggi hanno gettato nell’insicurezza l’entourage governativo. Lo stesso premier, combattuto fra le soluzioni più diverse, è stato costretto ad aprire, almeno a parole, alla possibilità che il Parlamento modifichi successivamente l’Italicum (per indurre altre forze a sostenere il sì al referendum). Teme la pronuncia della Consulta e il responso referendario. Per prevenirli starebbe meditando addirittura lo scioglimento anticipato delle Camere per consolidarsi e prendere tempo. Scenari inquietanti, in un periodo di crisi economica, che un elettorato spaventato e attonito segue con sempre maggiore apprensione.
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Sarebbe un tragico epilogo se – alla fine di questo ambaradam – fossimo costretti ad accorgerci di essere passati solo da una "Porcata" (come scolpì il suo autore Calderoli) a una "c…ta pazzesca", come la avrebbe definita il suo ciarliero inventore, il berluschino di Palazzo Chigi!
edito dal Quotidiano del Sud