“Rilanciamo il museo etnografico di Aquilonia”

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AQUILONIA -Rilanciare il museo etnografico di Aquilonia, coinvolgendo l’intera comunità. E la sfida che lancia il neodirettore Vincenzo Tenore, insediatosi lo scorso settembre: “Abbiamo voluto riallacciare i legami con i giovani aquiloniesi che hanno avuto un ruolo decisivo nella realizzazione del museo. Molti di loro vivono lontano dall’Irpinia ma conservano salde le loro radici. E’ da qui che vogliamo ripartire nel segno della continuità con la direzione di Mimi Tartaglia, indimenticato fondatore del museo”. Una scommessa che si affianca a quella di una casa editrice e di una biblioteca da allestire negli spazi del museo: “Abbiamo sempre cercato – prosegue Tenore – di promuovere pubblicazioni grazie all’attenta guida rappresentata dallo storico Dario Ianneci. Ora stiamo lavorando alla pubblicazione di un diario di guerra di un soldato della prima guerra mondiale, Rodolfo Ruggiero. Ci ha colpito per la proprietà di linguaggio che lo caratterizza e per la preziosa ricostruzione degli orrori del conflitto mondiale. E importante che il museo diventi un centro di produzione culturale, accogliendo spettacoli teatrali e laboratori di restauro, dalla ceramica al legno, cosi da promuovere opportunità di lavoro. Vogliamo formare figure professionali di cui il nostro museo e l’intero territorio irpino ha bisogno. La speranza è quella di riuscire a intercettare finanziamenti europei e portare il museo nel nuovo millennio, incentivando l’uso delle nuove tecnologie nella fruizione dei reperti. Vogliamo innalzare gli standard qualitativi e fare sì che Aquilonia entri nel Sistema museale nazionale. Abbiamo già ottenuto il riconoscimento di museo meritevole ma siamo convinti che sia possibile coinvolgere un pubblico di visitatori più vasto, guardando innanzitutto alle scuole”. Una sfida che si affianca a quella di esternalizzare il museo “valorizzando appieno le botteghe artigiane del centro storico e le residenze antiche che possono diventare attrazione turistica e insieme strutture ricettive”. Spiega come “siamo in attesa di definire il nuovo programma di gestione del museo che accoglie in uno spazio di 1000 mq 15.000 reperti che abbracciano cultura materiale domestica e sezione archeologica, con importanti reperti lapidei. Si va dalla ritualità religiosa ai cicli di produzione del frumento, dell’olivicoltura, della lavorazione del formaggio, dalla bottega del barbiere al bottaio. Ma si tratta di comprendere innanzitutto quelle che sono le professionalità presenti sul territorio, dall’ingegnere all’artigiano, che possono sostenerci nel nostro progetto, anche da lontano. Di qui l’idea di una banca del tempo che ci consenta di ampliare l’offerta del museo e di proporre un modello di gestione dal basso, avvicinando anche chi è lontano. La speranza è anche quella di contare sulla sinergia con le forze locali e con l’amministrazione comunale”.